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venerdì, Luglio 11, 2025
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La terza fase: il ritorno dalla piazza al divano

La terza fase è la normalizzazione dell’entusiasmo politico limitato all’occasionalità di un singolo evento: tutti a casa sul divano a commentare la prestazione in TV del leader appena eletto, convinti che le sue parole, da sole, possano sortire un effetto, produrre un risultato politico.

La terza fase

Nella prima fase abbiamo avuto due individui che hanno deciso di competere per una carica di partito affidandosi ai social network, alle strategie delle agenzie di comunicazione e a vari incontri in giro per l’Italia.

Due persone, spesso chiamate per nome e non per cognome, come a volersi smarcare da qualsiasi provenienza, storia e cultura, per stare sul mercato politico come un prodotto il più possibile familiare, il più possibile vendibile senza che il consumatore politico sia impaurito da identità troppo forti, da pensieri troppo profondi.

Nella seconda fase, celebriamo il momento della vittoria di uno dei due individui. È una vittoria prettamente individuale, in cui il collettivo è dato solo dal comitato elettorale fatto di fedelissimi e spin doctors assieme a qualche centinaio di fedelissimi dei fedelissimi sparsi per il paese a volantinare e, soprattutto, a spargere le varie clip comunicative sui social network.

Dunque, dicevamo che un singolo vince e l’altro perde. Quindi, assistiamo al discorso della vittoria e a quello della sconfitta e, se va bene, all’abbraccio fra i due contendenti che fino a un minuto prima sembravano di due partiti diversi e, a risultato compiuto, fanno la parte dei compagni che si sono sempre voluti bene e sempre se ne vorranno per il bene del partito.

E su quest’ultimo punto qualcosa andrà detto. Si addice a un partito che dovrebbe rappresentare la fasce più deboli della società, fino a esprimere solidarietà per chi è sfruttato anche fuori dal proprio paese, il duello senza esclusione di colpi come se i contendenti fossero di due partiti e quasi di due orientamenti politici diversi?

E non appare come retorico l’abbraccio finale come se nulla fosse successo, come se la parola compagni non fosse stata scalfita da quel duello così poco leale, giocato non sulle sorti del mondo e sulla lettura della società per far avanzare al meglio le ragioni del proprio popolo, ma sui meccanismi tipici dei social che non fanno altro che proporre contrapposizioni binarie e tutto sommato populiste: capi bastone contro libertà, maschi contro femmine, vecchi contro giovani, burocrati contro attivisti ecc…?

Nella terza fase, si torna in qualche modo alla normalità. Tutti a casa sul divano a commentare la prestazione in TV del leader appena eletto, convinti che le sue parole, le parole di un singolo individuo possano sortire un effetto, produrre un risultato politico, far approvare una legge in parlamento. E quindi: bravo, brava, sì, dai.

Oppure: che delusione poteva dire questo o quell’altro, s’è dimenticato di citare Pippo, non ha parlato di Topolino.

E intanto il capitale, con il suo potere enorme e capillare di astrazione continua ad alienare le vite, a renderle senza senso, a ridurle al suo comando senza che quel comando sembri un comando, facendo credere a chi può permetterselo che i consumi senza limiti siano la soluzione all’insensatezza e a chi non può permetterselo che lo siano comunque, che basti rimuovere gli ostacoli – fannulloni, caste, burocrati, immigrati ecc… – per poterselo permettere.

E a nessuno viene in mente che affinché le parole del singolo individuo possano diventare risultato politico effettivo serve la forza, la partecipazione, la massa d’urto per ribaltare i rapporti di forza a proprio favore.

A nessuno importa che il vero tema – che non si discute evidentemente in TV – sia quello di capire come si ricostruisca quella forza oggi, se la stragrande maggioranza degli uomini e delle donne ha assunto come fondamento della propria esistenza l’idea che la cattiva infinità dei consumi sia ciò che dà senso alla vita. E tutto torna alla normalità, finalmente…

* Articolo per gentile concessione di Claudio Bazzocchi dalla sua pagina Fb

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