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La propaganda liberale riscrive la storia: gli USA unici liberatori, equiparando totalitarismi e riabilitando il fascismo. Si dimentica il sacrificio sovietico e si legittimano narrazioni revisioniste. Un capolavoro di malafede culturale che avvelena il dibattito.
Il ruolo decisivo dell’URSS nella liberazione dell’Europa
È un racconto ossessivo, sistematico. La propaganda liberale procede con sorprendete sincronia, dal “Corriere della Sera” a “La Repubblica”, da Mattarella a Elly Schlein: tutti appassionatamente indicano gli “Americani” come i liberatori dell’Europa dal giogo del nazifascismo.
Un disegno di riscrittura della Storia che procede spedito, fino alle pagine dei libri scolastici, con la legittimazione delle infami risoluzioni europee che indicano l’equivalenza tra ideologie totalitarie. Un modo come un altro per partecipare alla riabilitazione del fascismo e del nazismo.
Un insulto alla storia del popolo russo che ha pagato con il sacrificio di ventisette milioni di persone la resistenza all’invasione tedesca e la liberazione dall’orrore nero.
Si accavallano continue litanie, le prossime intorno al 25 aprile, per i fascisti di ritorno, per l’internazionale bruna alle porte, e contemporaneamente si aprono portoni alle loro argomentazioni reazionarie, revisioniste; in quel clima culturale che, da tangentopoli in poi, ha reso l’onore ai vinti, concesso l’onore delle armi, processato i partigiani italiani e non, conclamato le virtù dell’alternanza e della governabilità e ammesso i fascisti alle alte cariche dello Stato, ripescandoli dal letamaio in cui giustamente marcivano sconfitti.
Occorre sempre ringraziare gli strateghi liberal per averci regalato questo capolavoro di malafede culturale che continua a impaginare i loro discorsi, incuranti della realtà e delle conseguenze.
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