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Donne di potere, cloni dell’élite: il femminile smarrito nella politica borghese

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Mai così tante donne al comando, ma il potere resta identico. Amazzoni in tailleur riproducono la mediocrità maschile, lontane da ogni “grande madre”. Più realiste del re, espressione di élite e non di emancipazione. Il femminile? Ridotto a caricatura.

Donne di potere, lo stampino della borghesia

Fausto Anderlini*

Che ne è dello specifico femminile invocato a suo tempo da Simmel come foriero di cambiamento? Poco o nulla, si direbbe, se non clamorosi effetti perversi. Mai si è vista un’epoca con tante donne in posti di potere come in questi tempi.

Eppure non si può dire che la qualità della politica sia migliorata, o che vi siano segni di mutamento di registro: ad esempio, con un incremento per certe sensibilità legate a bisogni esistenziali concreti, emblematici dell’estro femminile.

L’Europa è un gineceo dove primeggiano amazzoni ipervolitive e intransigenti, che indossano eleganti capi firmati ma hanno i pantaloni nella testa. Se non la divisa militare. Le von der Leyen, le Metsola, le Kallas, le Picierno… Più realiste del re, anche sostenute dalla falsa coscienza di riscattare, con il loro successo, secoli di sudditanza del genere. Una mediocrità bellicosa, normotipi democrat fatti con lo stampino. Ben lontane dall’affluenza autorevole, imperiosa ma anche protettiva, delle leader “grandi madri”.

Anche se non mancano eccezioni (ad esempio Sahra Wagenknecht, oppure, sulla destra, la Le Pen e la stessa Meloni, sebbene catturata dalla sindrome della parvenue…), queste nuove venute non emergono, nella generalità dei casi, da processi storici di mobilitazione per l’emancipazione femminile, o da una militanza ideologica di carattere classico, ma da cerchie elitarie e da percorsi formativi istituzionalizzati per la riproduzione dell’establishment.

L’occupazione delle cariche apicali, per sé, nelle cerchie di potere, viene talora rivendicata come esempio di parificazione di valenza universale. Lo scambio di ruoli fra il femminino e il mascolino – elementi il cui differente dosaggio è inscritto nella natura umana – ha assunto le forme della parodia. Donne che, col loro intransigentismo da luogo comune, imitano la pedanteria maschile in forma parossistica. Esattamente come i trans incarnano iper-realisticamente il femminile come ipertrofia sessuale. Burocrate borghesi a far da controcanto ai prostituti. Una classe politica a una dimensione, letteralmente indifferente. Tratto emblematico dell’imperante democrazia totalitaria.

* Dalle riflessioni social di Fausto Anderlini

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