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C’è l’urgenza forsennata dell’esprimersi sugli argomenti del giorno ma nessuno, né sui giornali né in TV né tantomeno sui social network, sa più quali siano i veri termini delle questioni, nessuno è in grado di mettere in campo le ragioni vere, profonde, filosofiche delle questioni.
Gli argomenti del giorno ma noi chi siamo?
Un giorno si può parlare di diritti umani e dell’azione dei tribunali internazionali per crimini di guerra. Un altro di coppie omosessuali, adozioni, fecondazioni, educazione dei bambini ecc… Basta che siano gli argomenti del giorno.
Lo si fa così, senza pensarci troppo, schierandosi un po’ a naso con ragionamenti del tipo: io sono di sinistra e quindi sto con quelli, io sono conservatore e quindi mi metto da quell’altra parte.
Nessuno, né sui giornali né in TV né tantomeno sui social network, sa più quali siano i veri termini delle questioni, nessuno dei vari giornalisti e commentatori è in grado di mettere in campo le ragioni vere, profonde, filosofiche delle questioni.
Nessuno sa parlare veramente dell’uomo e a partire dall’uomo interrogarsi sui diritti umani per provare a criticarli come moralismo che perde di vista i rapporti di forza e quindi la forza che ci vuole per affermarli veramente come processo dialettico, come fatica politica, sociale e culturale di riconoscimento dell’altro.
Nessuno è ormai in grado di affrontare dal punto di vista psicanalitico il tema dell’educazione e della crescita dei figli per dire che in questi casi amore non vuole dire nulla e, anzi, spesso quel presunto amore si trasforma in rapporti di tipo incestuale (non incestuosi) fra la madre e i figli senza che ci sia l’autorità del padre (o di un altro genitore, non importa il sesso) a staccare i figli per inviarli nel mondo con i loro desideri.
Assistiamo a un’accozzaglia di voci ignoranti, violente, stupide, senza umanità proprio perché l’uomo non è più al centro dei discorsi.
Io non conto nulla, ma quando ero un esperto di cooperazione internazionale mi sono formato sui testi di Danilo Zolo a proposito della giustizia internazionale e di uno dei miei maestri, Pietro Barcellona, sui diritti umani.
Per pensare la politica oggi, ho trovato sul mio cammino il pensiero di alcuni grandi psicanalisti francesi e belgi, perlopiù non tradotti in italiano a partire da Charles Melman e Jean-Pierre Lebrun (Mimesis qualcosa ha cominciato a tradurre) e da loro ho imparato cose importanti sull’educazione e sul fatto che l’amore non basta e che, anzi, è proprio una stupidaggine affermarlo, una leggerezza figlia di un tempo leggero.
Mi viene da pensare che, alla fine, l’unico vero grande conflitto è fra chi vuole abbattere tutti i limiti, anche quelli simbolici che permettono all’essere umano di vivere in un mondo senza senso (visto che l’uomo non ha scolpito un senso nella propria biologia a differenza degli altri viventi) e chi invece vuole non solo mantenere i limiti, ma vuole costruire sui confini vere e proprie barriere escludenti.
In mezzo ci sono quelli che dicono che i limiti sono appunto un confine in cui ci si incontra. Dicono che vanno sì mantenuti ma per favorire l’incontro, per costruire i significati simbolici che permettono a uomini e donne di consistere nel mondo grazie all’entre-deux che si ha appunto sul confine.
* Articolo per gentile concessione di Claudio Bazzocchi dalla sua pagina Fb
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