La Commedia all’italiana nasce quale diretta evoluzione cinematografica del Neorealismo, essendo nella forma espressiva delle vicende narrate una commistione di elementi umoristici con elementi tragici, con particolare attenzione ai contesti storici e alla progressione del costume sociologico del ‘900.
Il passaggio alla Commedia all’italiana
Un fondamentale film di cerniera tra i due generi è Domenica d’Agosto (1949), ideato e prodotto da Sergio Amidei (tra gli autori padri del Neorealismo) e diretto da Luciano Emmer:
l’analisi d’ambiente popolare e la struttura a episodi incrociati, ne caratterizzano la sceneggiatura agrodolce affidata all’interpretazione corale di caratteristi affermati e giovani attori, tra i quali Marcello Mastroianni sorprendentemente doppiato da Alberto Sordi.
La definizione “all’italiana” deriva dal film Divorzio all’italiana (1961) di Pietro Germi, con Marcello Mastroianni e Stefania Sandrelli.
Il percorso storico del genere cinematografico italiano per eccellenza che, ricoprendo un arco temporale di pura espressione filologica dal 1951 al 1979, rappresenta l’identità fallimentare di un Paese mancato tramite personaggi che spesso vivono recitando, si può riassumere in 7 Capolavori.
1) Guardie e Ladri (1951) di Mario Monicelli e Steno
Incontro-scontro fra un truffatore (Totò) e un brigadiere di P.S. (Aldo Fabrizi) a Roma nel secondo dopoguerra, suggellato da una fraterna amicizia che ne definirà ulteriormente i confini di reciproca legittimità comportamentale.

Il film, originariamente destinato all’interpretazione di Anna Magnani e alla regia di Luigi Zampa, consacra i due registi quali primi maestri del genere, e conferisce a Totò il Nastro d’Argento quale miglior attore protagonista, oltre la Palma d’Oro a Cannes per il miglior soggetto a Piero Tellini.
La sceneggiatura scritta da Vitaliano Brancati, Aldo Fabrizi, Ennio Flaiano, Ruggero Maccari, Mario Monicelli e Steno è stata oggetto di censura in alcuni dialoghi ritenuti troppo disinvolti nel rapporto di confidenza tra i due protagonisti.
2) I soliti ignoti (1958) di Mario Monicelli
Un gruppo di ladri improvvisati (Vittorio Gassman, Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Tiberio Murgia e Carlo Pisacane), crede di dare una svolta alla propria esistenza tentando un furto alla cassaforte del Monte dei Pegni introducendosi in un appartamento attiguo.

Ispirato da un racconto di Italo Calvino, il film scritto da Age & Furio Scarpelli, Suso Cecchi D’Amico e Mario Monicelli segna il passaggio di testimone tra la precedente generazione di protagonisti del Cinema Italiano (Totò, Professore di scasso) e la nuova (Vittorio Gassman nel primo ruolo umoristico della sua carriera cinematografica, i mitici caratteristi “Ferribotte” e “Capannelle”, le presenze femminili di Claudia Cardinale, Carla Gravina e Rossana Rory, doppiata da Monica Vitti).
Candidatura all’Oscar per il miglior film straniero, Nastro d’Argento al miglior attore protagonista e alla miglior sceneggiatura, premio alla regia al Festival Internazionale di San Sebastiàn.
3) Una vita difficile (1961) di Dino Risi
Un partigiano laureando in Architettura (Alberto Sordi), divenuto giornalista d’opposizione al termine del secondo conflitto mondiale, si vede combattuto nella difesa dei propri ideali nell’Italia corrotta del boom economico.

Soggetto e sceneggiatura parzialmente autobiografici di Rodolfo Sonego, al servizio della magistrale interpretazione di Alberto Sordi e all’eccellente regia di Dino Risi che satireggia con stile graffiante ogni ambiente che descrive, per il terzo capitolo di una trilogia comprendente La Grande Guerra (1959) di Mario Monicelli e Tutti a casa (1960) di Luigi Comencini.
David di Donatello Speciale a Lea Massari per la miglior interpretazione femminile e a Dino De Laurentiis quale miglior produttore.
4) Il sorpasso (1962) di Dino Risi
Improvvisata vacanza di Ferragosto a bordo di una Lancia Aurelia, per l’istantanea amicizia fra un tipico fanfarone romano quarantenne (Vittorio Gassman) e un giovane laureando in legge (Jean Louis Trintignant), sullo sfondo di un Paese in piena trasformazione da agricolo a industriale.

Soggetto originariamente scritto da Rodolfo Sonego per l’interpretazione di Alberto Sordi (che rifiutò il personaggio nettamente negativo), rielaborato e ampliato in sede di sceneggiatura da Dino Risi con i dialoghi di Ruggero Maccari ed Ettore Scola.
Manifesto dell’Italia anni ’60 al pari de La dolce vita (1959) di Federico Fellini e Io la conoscevo bene (1965) di Antonio Pietrangeli, con la medesima amarezza nel descrivere e ritrarre la solitudine umana.
David di Donatello e Nastro d’Argento al miglior attore protagonista, premio alla miglior regia al Festival Internazionale di Mar del Plata.
5) C’eravamo tanto amati (1974) di Ettore Scola
Trent’anni di storia italiana narrati attraverso le vicende pubbliche e private di tre ex partigiani (Nino Manfredi, Vittorio Gassman e Stefano Satta Flores), innamorati a turno di un’aspirante attrice (Stefania Sandrelli).

Soggetto e sceneggiatura di Age, Furio Scarpelli ed Ettore Scola, inizialmente elaborati per Alberto Sordi, Marcello Mastroianni e Adriano Celentano, opera conclusiva di una speculare trilogia comprendente una vita difficile (1961) di Dino Risi e Il padre di famiglia (1967) di Nanni Loy e vertice assoluto dell’intera cinematografia italiana dedicato alla memoria di Vittorio De Sica, qui nella sua ultima apparizione cinematografica.
Nastro d’Argento ad Aldo Fabrizi e Giovanna Ralli quali migliori attori non protagonisti e alla sceneggiatura, pluripremiato da vari Festival internazionali.
6) Un borghese piccolo piccolo (1976/’77) di Mario Monicelli
Un impiegato del Ministero prossimo alla pensione (Alberto Sordi), vede crollare le proprie speranze in seguito alla casuale uccisione del figlio studente di ragioneria (Vincenzo Crocitti) nel corso di una rapina in banca.

Tratto dall’omonimo romanzo di Vincenzo Cerami, il film scritto da Sergio Amidei e Mario Monicelli rappresenta il vertice tragico e angoscioso dell’arte interpretativa di Alberto Sordi e, al contempo, il punto estremo di raffigurazione cinematografica di un’Italia in cui non c’è più nulla da ridere.
Presentato in concorso al Festival di Cannes, David di Donatello Speciale a Vincenzo Crocitti e Shelley Winters, al miglior film, miglior regista, miglior attore protagonista, Nastro d’Argento al miglior attore protagonista, miglior attore esordiente, miglior attore non protagonista a Romolo Valli, miglior sceneggiatura.
7) La terrazza (1979) di Ettore Scola
Affresco epocale di un gruppo di borghesi tra i quali un produttore cinematografico (Ugo Tognazzi), uno sceneggiatore (Jean Louis Trintignant), un critico (Stefano Satta Flores), un caporedattore (Marcello Mastroianni), un dirigente televisivo (Serge Reggiani) e un parlamentare di Sinistra (Vittorio Gassman), mediante i loro ricorrenti incontri conviviali su una terrazza romana.

Soggetto e sceneggiatura di Age, Furio Scarpelli ed Ettore Scola per il capolavoro definitivo dell’epoca d’oro del cinema italiano, un’autoriflessione metalinguistica e disincantata di autori e interpreti sull’avvenuta impossibilità di proseguire la rappresentazione cinematografica della società con tali stilemi.
Presentato in concorso al Festival di Cannes, ottiene la Palma d’Oro per la miglior sceneggiatura e per la miglior attrice non protagonista tributato a Carla Gravina, Nastro d’Argento alla miglior sceneggiatura e alla miglior attrice non protagonista tributato a Stefania Sandrelli.