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Il ragionier Ugo Fantozzi è da decenni un personaggio iconico della cultura popolare italiana, creato e interpretato da Paolo Villaggio. La saga cinematografica iniziata nel 1975, è diventata una serie di cult che racconta con ironia e sarcasmo la vita del tipico impiegato italiano, alle prese con le assurdità del lavoro, la famiglia e la società.
Attraverso una serie di scene memorabili, Fantozzi è diventato il simbolo dell’uomo medio, schiacciato dai meccanismi spietati di una burocrazia alienante e da una vita piena di frustrazioni e umiliazioni.
Fenomenologia del ragionier Ugo Fantozzi: in principio fu il romanzo
Tutto nacque dal romanzo “Fantozzi”, scritto da Paolo Villaggio e pubblicato nel 1971, e divenuto in pochissimo tempo un fenomeno culturale in Italia, che ha portato alla creazione di una vera e propria saga letteraria e cinematografica.
Il libro presenta le disavventure tragicomiche del ragionier Ugo Fantozzi, impiegato nella “Megaditta”, uomo sfortunatissimo, attrattore indefesso di sciagure e simbolo dell’italiano medio oppresso dalla burocrazia e dalle ingiustizie della vita lavorativa.
Lo stile di narrativo di Villaggio è grottesco, surreale, direttamente ispirato ad alcuni grandi autori russi di cui si era nutrito. In particolare Gogol e Ddostoevskij.
Villaggio ha citato spesso Gogol’ come una delle sue principali fonti di ispirazione, specialmente per il modo in cui ha rappresentato la burocrazia e le sue assurdità. Gogol’, con opere come “Il cappotto” e “Anime morte”, ha esplorato il tema dell’impiegato sottomesso e anonimo che si trova schiacciato dalla macchina burocratica. Questo è parallelo al modo in cui Villaggio dipinge Fantozzi, un impiegato privo di identità in una società che lo ignora e lo maltratta.
Anche Dostoevskij ha influenzato Villaggio, in particolare nella rappresentazione delle psicologie dei personaggi oppressi dalla società. In più di un’intervista, Villaggio ha menzionato che “le nevrosi e le ossessioni di Fantozzi” sono state ispirate dai personaggi complessi di Dostoevskij, che spesso esplorano i lati più oscuri e comici della vita umana.
La raccolta di racconti che compone il libro divenne subito un successo di pubblico e critica, vendendo oltre un milione di copie e ottenendo vari riconoscimenti letterari.
Il libro vinse il Premio Satira Politica di Forte dei Marmi nel 1972. Grazie al suo enorme successo, “Fantozzi” è stato adattato in una serie di film, il primo dei quali uscito nel 1975, diretto da Luciano Salce, con Paolo Villaggio stesso nel ruolo del protagonista.
Questi film ebbero un successo ancor più clamoroso del libro, ampliando la popolarità del personaggio e portando Villaggio a ricevere il David di Donatello alla carriera nel 1990 e il Leone d’Oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1992.
Il successo di “Fantozzi” ha aperto la strada a una lunga serie di seguiti e a un intero genere di commedie italiane, confermando Villaggio come uno degli autori più influenti del suo tempo.
Il personaggio di Fantozzi
Ugo Fantozzi è un contabile sfortunato e maldestro, impiegato presso la mega-azienda pubblica “Megaditta“, dove passa la maggior parte della sua vita. È un uomo di mezza età, di bassa statura, sovrappeso, con capelli radi e una voce un po’ stridula. Il suo abbigliamento è perennemente composto da una giacca e cravatta sdrucite e dal famoso copricapo, il tipico “spagnolin” blu genovese, che il ragioniere porta sulla testa diversamente a seconda dello stato d’animo: appiattito sulla testa nei momenti peggiori o spostato di lato quando ha moti d’orgoglio.
Fantozzi incarna perfettamente la figura dell’impiegato vessato e del suddito timoroso, che cerca invano di compiacere i suoi superiori e di sopravvivere alle avversità quotidiane.
Possiede un’incredibile capacità di resistere a ogni sorta di tragedia e disavventura con una certa inossidabile rassegnazione e dimostrando un’indistruttibilità degna dei migliori cartoni animati.
Le sue giornate sono un susseguirsi di incidenti paradossali: dalla corsa disperata per prendere l’autobus che lo lascia comunque a piedi, alle umiliazioni in ufficio per mano dei suoi capi. Eppure, come un cartone animato, Fantozzi non si arrende mai.
Le sue tragicomiche disavventure ricordano quelle dei personaggi dei cartoni animati, come Wile E. Coyote, che caduta dopo caduta nei burroni, sfracellandosi contro pareti, treni ad alta velocità, sempre nel tentativo di beccare Beep Beep, si rialza sempre.
Gli altri personaggi
Il mondo del ragionier Ugo Fantozzi è popolato da una serie di personaggi memorabili che contribuiscono a creare situazioni comiche e grottesche. Pina Fantozzi, la moglie devota e paziente di Fantozzi, è un personaggio centrale che rappresenta la stabilità domestica, pur essendo spesso trascurata dal marito. Celebre la risposta della moglie alla ciclica domanda del ragioniere: “Mi ami, Pina?” , “Ti stimo molto, Ugo”.
Mariangela Fantozzi, la figlia, è famosa per il suo aspetto considerato “non convenzionale”, che diventa fonte di gag e ironie spesso truci.
Al lavoro, Fantozzi ha a che fare con colleghi come il ragionier Filini, interpretato dal grande Gigi Reder, il suo migliore amico, occhialuto e impacciato, compagno di avventure assurde come le celebri gite aziendali o partite di calcio scapoli contro ammogliati.
C’è poi l’iconica signorina Silvani, Anna Mazzamauro, la filiforme collega di cui Fantozzi è innamorato, e che rappresenta un’irraggiungibile chimera amorosa.
Tra gli altri, menzione d’obbligo per il geometra Calboni, alias Giuseppe Anatrelli, collega di Fantozzi, che incarna l’opportunismo e la slealtà, spesso in contrasto con la sfortuna del protagonista.
Questi personaggi, insieme, formano un microcosmo che riflette la società italiana con le sue dinamiche di potere, sogni irrealizzati e piccole meschinità.
Fantozzi, scene iconiche
1. La Corazzata Kotiomkin
Una delle scene più celebri di tutta la saga è quella della visione del film “La Corazzata Kotiomkin” durante una serata culturale obbligatoria organizzata dal Megadirettore Riccardelli. Fantozzi, costretto a guardare e riguardare più volte durante i cineforum aziendali un film che trova estremamente noioso, nel giorno in cui deve assistere all’ennesima proiezioni mentre in tv danno l’incontro di calcio Italia-Inghilterra, esplode in un momento di disperazione esclamando la famosa frase:
“La corazzata Kotiomkin è una cagata pazzesca!”
La scena è diventata un cult e in molti ci hanno visto la ribellione silenziosa e l’insoddisfazione degli italiani nei confronti di obblighi sociali e culturali imposti dall’alto. È un momento di liberazione, anche se momentanea, dall’oppressione di una cultura elitista che spesso ignora i gusti e i sentimenti della gente comune.
2. La sveglia e la corsa al lavoro
In uno degli episodi più rappresentativi della vita di Fantozzi, vediamo il nostro protagonista svegliarsi di soprassalto al suono della sveglia, per poi intraprendere una corsa disperata verso l’ufficio, con la famosa frase: “Prendo l’autobus al volo!”
Questa sequenza cattura perfettamente la routine alienante di molti lavoratori italiani, obbligati a destreggiarsi tra pendolarismo, traffico e scadenze irragionevoli.
Fantozzi, nel tentativo di arrivare in tempo al lavoro, spesso affronta una serie di sfortunati eventi: perde l’autobus, cade in pozzanghere e, in una delle scene più iconiche, si vede costretto a lanciarsi giù dal balcone per recuperare il tempo perso.
3. La Coppa Cobram
La Coppa Cobram è una gara ciclistica aziendale organizzata dal fanatico Direttore Cobram. Fantozzi e i suoi colleghi, sebbene privi di allenamento e spirito sportivo, sono costretti a partecipare. L’intera scena è una parodia delle attività di team building imposte dall’azienda, che spesso risultano ridicole e prive di senso per chi vi partecipa.
Il lavoro e la burocrazia
La vita lavorativa di Fantozzi è una metafora della burocrazia italiana, che negli ultimi quarant’anni ha spesso rappresentato un ostacolo per molti cittadini.
La “Megaditta” è l’emblema dell’azienda italiana, inefficiente e impersonale, dove le gerarchie rigide e le politiche aziendali opprimenti dominano sulla creatività e l’individualità.
Il Megadirettore (con tutti i titoli annessi) incarna la massima autorità e il distacco totale dalla realtà degli impiegati. Possiede poltrone in pelle umana, acquari dove nuotano gli impiegati e inginocchiatoi ecclesiastici per i colloqui con gli impiegati, ovvero gli ‘inferiori’.
Il megadirettore è il simbolo della burocrazia spietata e indifferente, dove l’individuo è ridotto a un semplice ingranaggio di un’enorme macchina aziendale. La sua figura è costruita su una gerarchia piramidale rigida, che si traduce in un sistema di potere oppressivo e alienante.
“Carriera di Fantozzi, primo scatto: “direttor lup mann figlio di putt”, aveva diritto a segretaria in minigonna, cartella per la firma in pelle di vitello e macchina con autista a disposizione. Secondo scatto: “direttor dott ing gran ladr di gran croc pezz di merd”: due segretarie in body, quattro telefoni cellulari, cartelle per la firma in pelle di cobra e fastosa limousine con autista omosessuale. Terzo scatto di Fantozzi: “gran farabutt ladr matricolat caracul”: quattro segretarie in topless, cartelle per le firme in pelle umana di extracomunitario, elicottero personale e tre portaborse. Ma quando ottenne un cocchio con lacché e diritto al potere temporale, Fantozzi si trovò di fronte ad una nuova inquietante qualifica: “natural prestanom om di pagl gran test di cazz”.
La saga di Fantozzi ha attraversato decenni di cambiamenti economici e sociali in Italia, dal boom economico degli anni ’70 fino alle crisi finanziarie più recenti. L’immagine dell’impiegato sottomesso, sfruttato e senza prospettive di miglioramento, è diventata ancora più rilevante negli ultimi anni, in cui le disuguaglianze sociali e la precarietà lavorativa hanno colpito duramente la classe media italiana.
Villaggio mette in luce le dinamiche di potere che governano il mondo del lavoro e la vita sociale. Il “megadirettore galattico” rappresenta il vertice di questo sistema gerarchico: una figura quasi mitologica, dotata di un potere assoluto e inarrivabile, simbolo della classe dirigente distante e autoritaria.
Ridere di se stessi.
Ugo Fantozzi è un eroe tragico della commedia, un personaggio che, pur vivendo una vita di continue umiliazioni, riesce sempre a trovare una via di fuga attraverso la sua resilienza e il suo spirito indomabile. Paolo Villaggio, con il suo geniale talento comico, ci ha insegnato che, nonostante le sfide e le frustrazioni della vita quotidiana, possiamo sempre trovare il modo di ridere di noi stessi.
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