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In ricordo di Giuseppe Anatrelli. 42 anni senza il geometra Calboni

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Il 25 ottobre del 1981 moriva improvvisamente a soli 56 anni Giuseppe Anatrelli, attore finissimo, noto ai più per il personaggio del geometra Calboni nella saga di Fantozzi. Un omaggio alla sua arte.

In ricordo di Giuseppe Anatrelli. 40 anni senza il geometra Calboni 2
L’Unità 27.10.1981

Giuseppe Anatrelli, molto di più del geometra Calboni

Mi direte: ma che cosa può esserci di più della inarrivabile interpretazione del geometra Calboni? In effetti Anatrelli, ben supportato dalla sceneggiatura, dà vita a un personaggio cult. Alzi la mano chi non ha mai declamato una delle sue battute: “È un bel direttore!”, “E che cosa sono 1200 chilometri?”, “Tre scotches” e così via.

In ricordo di Giuseppe Anatrelli. 40 anni senza il geometra Calboni
“Signora 10, potrebbe concedermi un appuntamento, diciamo, al centro della pista fra, diciamo, 5 secondi?”

Ognuno di noi è il geometra Calboni in qualche momento della propria vita, che si tratti di adulare il potente di turno perdendo apposta al biliardo o di passare una serata da viveur in qualche locale equivoco con i telefoni sui tavoli come L’Ippopotamo (per la cronaca, esisteva davvero, era in via Crescenzio a Roma e si chiamava L’Antropometrico, ma era più un pub che un night e i telefoni sui tavoli servivano a tentare di approcciare le ragazze più che a ingaggiare esercenti del meretricio che non c’erano, o forse c’erano e non mi accorgevo della loro presenza perché ero giovane e ingenuo).

In ricordo di Giuseppe Anatrelli. 40 anni senza il geometra Calboni

E allora Calboni non è più un personaggio, è una maschera, proprio come Pulcinella di cui Edoardo De Filippo diceva che non è la caricatura di un uomo, bensì dell’uomo, ecco perché è universale. E questa maschera nasce solo grazie a Giuseppe Anatrelli.

È un bel direttore!

 

Tutti a Pinerolo!

https://www.youtube.com/watch?v=eEvEZH3XAVI

 

Tre scotches

 

 

Il teatro con Eduardo De Filippo…

Fu proprio De Filippo nel 1946 a scritturare Anatrelli, che sino a quel momento si era esibito con compagnie amatoriali, e il sodalizio durò a lungo. Qui lo vedete, giovane e senza baffi, nel ruolo del cameriere, l’anno dovrebbe essere il 1956:

 

Poi Anatrelli volle esplorare altre strade. Stagione dopo stagione il suo nome è stato sempre in cartellone con i migliori registi, da Guido Mazzella a Mario Scarpetta, il quale mise in scena diverse commedie del nonno Eduardo: “’O scarfalietto”, “Tre pecore viziose”, “’O miedeco d’e pazze”, “’Na Santarella” e “Miseria e nobiltà”. Il teatro perde molto nella sua trasposizione in video, ma vale la pena dare un’occhiata almeno a una delle sue interpretazioni.

 

 

…e tanti ruoli minori al cinema

Al cinema Anatrelli non ebbe mai ruoli da protagonista, e le pellicole in cui ha recitato non sono tutti capolavori (fu anche in “Piedino il questurino”, per dire). Ma dovunque sia apparso -quasi sempre nella parte di ‘o malamente- ha lasciato un segno indelebile, spiccando sempre per classe e mestiere; ad esempio nella dimenticabile miniserie tv “Ilmarsigliese” (1975) grazie alla sua interpretazione il boss Pascalino Agnone diventa l’unico personaggio credibile.

 

Guardatelo in “Detenuto in attesa di giudizio”, fa venire i brividi per quanto è bravo.

 

E in “Sgarro alla camorra”, dove fa il boss Don Enrico Cecere, riesce finanche a sottrarre al ridicolo una oleografica zumpata (per i cultori del genere, la canzone “Curtiello cu’ curtiello” è di Enzo De Domenico)

 

Vi segnalo che esiste un gruppo Facebook a lui dedicato, è gestito da persone a lui vicine (nipoti, principalmente) ed è una vera e propria miniera di informazioni, immagini e curiosità. Vi si può leggere, fra l’altro, che Anatrelli sarebbe dovuto diventare protagonista de “La Piovra 1”, aveva già firmato il contratto, poi la scomparsa improvvisa e quel ruolo fu di Michele Placido.

Per uno dei suoi tanti scherzi il destino non gli volle consentire, dopo tante interpretazioni da malavitoso, di passare dalla parte della legge. (Non è vero, aveva già interpretato il questore ne “La donna della domenica” di Comencini, ma mi serviva una chiusura d’effetto).

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A.C. Whistle
A.C. Whistle
Nasce alle pendici dei Nebrodi ma sin dalla prima infanzia vive a Roma, da dove non si è più mosso (“la mia famiglia è già emigrata troppo”, dice). Giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, si cela dietro quello che manifestamente è un nom de plume per tutelare la sua posizione sociale e censuaria. Convinto di essere la reincarnazione di Pietro Aretino, in quanto tale produce versi impudichi e faceti, mentre nella prosa predilige la forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

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