Il 20 gennaio 2022 muore Camillo Milli, attore poliedrico noto ai più per l’immortale personaggio del Duca Conte Francesco Maria Barambani. Il nostro ricordo con una panoramica delle sue interpretazioni.
Camillo Milli, il Duca Conte Francesco Maria Barambani e altri personaggi
Camillo Milli (all’anagrafe Camillo Migliori), nato a Milano nel 1929, è uno dei tanti attori di grande valore che hanno fatto la storia della cinematografia italiana. Funzionava così: tanto teatro, che è difficile e devi sapere la parte altrimenti il regista ti umilia davanti a tutti.
Poi se eri veramente bravo riuscivi a lavorare e guadagnare nel cinema (anche allora di teatro difficilmente si campava), che è più facile perché spesso nemmeno l’attore principale si ricorda bene la parte (figuriamoci la mannequin amante dell’onorevole messa forzosamente in scena e a gravare sul borderò), tanto di ciak se ne fanno quanti ne servono. Infine, se assurgevi ad una certa notorietà, ti facevano fare qualche spot (al tempo erano chiamati “caroselli”) in modo che il talento percepisse, sia pur aliunde, la meritata locupletazione.

A costo di apparire il vecchio che sono, oggi più spesso si parte direttamente come protagonista del film in quanto amante, uomo o donna, dell’onorevole, uomo o donna (grazie al progresso nei diritti civili), poi comincia il giro dei talk show e in capo a un lustro sei dimenticato anche dai parenti stretti.
Per mezzo secolo Milli ha lavorato con i migliori registi, mai come protagonista ma ogni volta portando il suo mestiere e la sua faccia.
I segreti del successo: mestiere e “faccia”
Ogni volta è così: leggiamo che è morto l’attore Tizio, il nome non ci dice gran che ma vediamo le foto e diciamo “Ah, ma è lui!”. Stavolta è toccato a Camillo Milli.
Il mestiere -entro certi limiti- si può imparare, ma la faccia è quella che il destino ti ha dato. Milli ne aveva una di quelle che non passano inosservate, e una certa allure che lo portò a essere scelto per interpretare quasi sempre personaggi di un certo prestigio sociale (e di conseguenza protervi): cardinali, dirigenti d’azienda, primari.
Tutti noi lo ricordiamo in “Fantozzi contro tutti” (1980) come Direttore Magistrale Duca Conte Piermatteo Barambani: guardie svizzere sulla porta del suo ufficio, sbaglia i nomi di Fantozzi e Filini (Bambocci e Follini e altre varianti), “La mia famiglia siete voi poveracci, disgraziati, voi inferiori”, li invita -apparentemente come ospiti ma finiranno a fare i mozzi- sul suo yacht “Il Bracciante”.
In “Fantozzi subisce ancora” (1983) è il prof. Leonida Grandi, presso il quale Fantozzi si reca per fare abortire la figlia Mariangela, ingravidata da Loris Batacchi (Andrea Roncato); il professore è altezzoso e ignorante (non sa che una gravidanza dura nove mesi e allo stupore di Fantozzi ribatte “ma glielo ho detto che sono ortopedico”), è “cattolico obiettore” ma in cambio di denaro si presta volentieri.
Nel frattempo era stato con Villaggio in “Sogni mostruosamente proibiti” (1982, anche qui regia di Neri Parenti), dove interpreta -ovviamente- il direttore della casa editrice.
Memorabile il colonnello golpista Elpidio Aguzzo in “Vogliamo i colonnelli”, ottuso al punto che l’on. Tritoni-Tognazzi ironizza sul suo cognome.
Indossa di nuovo il camice bianco in “Rimini Rimini” (1987) sempre con Villaggio.
Impossibile non citare un film di cassetta, “L’allenatore nel pallone”, dove interpreta il commendator Borlotti, presidente della Longobarda, ricco ignorante e disonesto.

E “Il Marchese del Grillo”, con Milli nei panni di un untuoso cardinale:

Ebbe anche ruoli in film drammatici e fu altrettanto bravo, ma preferisco ricordarlo per le risate amare che ci ha regalato.


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