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“Caccia libera per tutti”: il governo Meloni trasforma l’Italia in un poligono venatorio

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Il governo Meloni vuole legalizzare la caccia ovunque: spiagge, foreste, parchi. Con Lollobrigida in testa, attacca ISPRA, reintroduce i richiami vivi e piega l’ambiente agli interessi di Coldiretti e delle lobby venatorie. Natura e scienza ridotte al silenzio.

“Caccia libera per tutti”: la nuova proposta del governo Meloni tra deregulation venatoria, interessi lobbistici e minacce alla biodiversità

Nel cuore di una crisi ambientale globale e in una fase di crescente attenzione pubblica verso la tutela del patrimonio naturale italiano, il governo guidato da Giorgia Meloni ha scelto una direzione diametralmente opposta: spalancare le porte a una deregulation della caccia senza precedenti.

Il disegno di legge in discussione – sostenuto con particolare enfasi dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida – si configura come una vera e propria resa dello Stato ai desiderata delle lobby venatorie e di Coldiretti, trasformando il territorio nazionale in un terreno di caccia pressoché illimitato.

Caccia ovunque: spiagge, dune, praterie e foreste nel mirino

La bozza della proposta, rivelata da diverse testate e confermata da fonti parlamentari, prevede la possibilità di autorizzare l’attività venatoria anche in aree attualmente protette come spiagge, dune costiere, praterie e foreste.

Un passaggio che, se approvato, rappresenterebbe una violazione frontale non solo dello spirito della legge 157/1992 sulla fauna selvatica, ma anche delle direttive europee in materia di biodiversità e conservazione ambientale.

Si tratta, in sostanza, di una “sanatoria preventiva” che annulla decenni di conquiste ambientali per favorire, senza remore, un’ideologia che vede nella caccia non solo un’attività ricreativa, ma un diritto da estendere ad ogni angolo d’Italia. “Siamo di fronte a una follia istituzionalizzata, una svendita del patrimonio naturale per racimolare consenso tra categorie ristrette ma rumorose”, ha dichiarato la LIPU in una nota durissima.

Un attacco all’ISPRA e alla scienza

Non meno preoccupante è il depotenziamento dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il cui parere tecnico – finora vincolante nei piani faunistico-venatori – diventerebbe solo consultivo.

È un colpo durissimo all’autonomia scientifica e alla base razionale della pianificazione ambientale: la politica, con questa riforma, si arroga il diritto di ignorare dati, monitoraggi e raccomandazioni in nome della convenienza elettorale.

Il ritorno dei richiami vivi e dei “roccoli”

Tra gli elementi più controversi vi è la possibilità di reintrodurre l’uso dei richiami vivi e di riaprire i cosiddetti “roccoli”, antiche strutture usate per la cattura massiva di uccelli, bandite da anni per la loro crudeltà e inefficacia selettiva. Una misura che, oltre a riproporre pratiche barbare e anacronistiche, infrange il divieto europeo di cattura di fauna selvatica tramite metodi non selettivi.

Una riforma spinta dalla Coldiretti, approvata per decreto?

Il sospetto – più che fondato – è che questa riforma nasca su precisa spinta delle lobby agricole e venatorie. Coldiretti, da tempo alleata strategica del governo Meloni, chiede da mesi una gestione più “aggressiva” della fauna selvatica, additando gli animali selvatici (cinghiali in primis) come la causa principale di danni all’agricoltura. Il governo, anziché promuovere soluzioni scientifiche e di lungo periodo, risponde armando fucili e deregolamentando la caccia.

Non a caso, alcune parti del disegno di legge potrebbero essere inserite nel cosiddetto decreto-legge Agricoltura, già approvato dal Presidente della Repubblica, bypassando così il normale iter parlamentare. Una forzatura istituzionale che rende ancora più evidente la natura autoritaria e opaca di questa manovra.

Lollobrigida smentisce… ma le bozze lo contraddicono

Di fronte alle critiche, il ministro Lollobrigida ha parlato di “menzogne” e “strumentalizzazioni ideologiche”. Eppure, i testi circolati smentiscono le sue rassicurazioni: la possibilità di cacciare in spiagge e parchi, l’uso di richiami vivi, il ruolo marginale dell’ISPRA sono tutti contenuti reali, nero su bianco. “Non è caccia libera ovunque”, ha dichiarato il ministro, ma la realtà dei fatti – suffragata da documenti ufficiali – racconta un’altra storia.

Più che la trasparenza istituzionale, sembra prevalere una narrazione propagandistica che tenta di banalizzare una riforma devastante sotto il profilo ecologico, sociale e culturale. “La caccia non è un’emergenza democratica” ha detto Lollobrigida: ma forse dovrebbe spiegare perché un governo democratico ha tanta fretta di trasformare il Paese in una riserva di tiro permanente.

Le reazioni: opposizione compatta, mobilitazione ambientalista

Le reazioni non si sono fatte attendere. Alleanza Verdi e Sinistra, Movimento 5 Stelle e Partito Democratico hanno annunciato battaglia in Parlamento. “Questa proposta è una follia – ha detto Angelo Bonelli – e se passa sarà la fine della tutela ambientale in Italia”. Sulla stessa linea, il senatore pentastellato Dessì ha parlato di “regalo ai cacciatori e schiaffo ai cittadini”.

Numerose associazioni ambientaliste – tra cui WWF, ENPA, LAV, LAC e Legambiente – hanno lanciato petizioni e campagne di pressione, accusando il governo di “trasformare i territori in poligoni a cielo aperto” e di voler “normalizzare la presenza di fucili anche nei luoghi di vacanza, tra famiglie e bambini”.

Un attacco alla natura, al buon senso e alla democrazia

Se approvata, la “legge spara-tutto” rappresenterà non solo una minaccia diretta alla fauna italiana – già in forte crisi – ma anche un pericoloso precedente di subordinazione della scienza alla politica, e della tutela pubblica all’interesse privato. È il trionfo di un’ideologia regressiva, che vede nella natura un nemico da domare e nei cittadini critici solo fastidiosi ostacoli.

Un paese civile dovrebbe fare della conservazione un valore, non un ostacolo. Ma nel governo Meloni, pare che anche gli uccelli abbiano perso il diritto di volare in pace.

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parole ribelli, menti libere

 

 

Sira De Vanna
Sira De Vanna
Speaker radiofonica, redattrice, storico dell'arte. Caporedattore per Kulturjam.it

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