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SturmDraghi e il superstato europeo: esercito unico e addio alla sovranità

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Il discorso di Draghi ha reso evidente il progetto di un esercito europeo centralizzato, il secondo pilastro del Superstato dopo l’Euro. Sfruttando la paura della guerra, l’UE si affranca dalla NATO, allinea la Germania al modello USA e mette fine all’illusione della sovranità nazionale.

Mario Draghi e l’esercito unico europeo

Nel suo intervento in Parlamento, Mario Draghi ha dissipato ogni dubbio: dietro il clamore sul riarmo europeo si cela la costruzione di una forza militare unificata, elemento essenziale per completare il progetto del Superstato. Dopo l’Euro, la Difesa comune diventa il prossimo passo verso un’Europa accentrata e sempre meno legata agli Stati nazionali.

La retorica sulla minaccia russa serve a creare il consenso necessario per questa trasformazione. In realtà, nessuna invasione è all’orizzonte, ma l’emergenza bellica è il pretesto perfetto per accelerare la transizione dagli eserciti nazionali a un’unica catena di comando europea.

Nessuno strappo, l’allineamento con gli USA è saldo

Credere che il riarmo europeo sia una sfida a Washington è un errore. Al contrario, il progetto si muove esattamente nella direzione desiderata dagli Stati Uniti, favorendo la loro ritirata dal teatro europeo e permettendo un focus su Medio Oriente e Asia. Non è un caso che la politica americana, sia trumpiana che democratica, abbia lasciato fare senza opposizioni.

La NATO, pur esistente formalmente, è ormai svuotata di senso. L’Europa si prepara a gestire la propria sicurezza senza più bisogno dell’ombrello atlantico. Questo spiega perché Draghi non è stato scelto come Segretario Generale dell’Alleanza: un organismo in fase di superamento non è destinato a personalità di primo livello.

L’Italia, per ora, sembra frenare sull’integrazione militare (la linea Meloni-Vannacci-Crosetto). Ma dietro questa posizione potrebbe celarsi una manovra per rassicurare l’elettorato sovranista. Il legame con Washington resta forte, e difficilmente Roma seguirà il modello ungherese o slovacco.

La Germania, intanto, si adegua alla nuova realtà. Rinunciando al pareggio di bilancio per finanziare l’industria bellica, Berlino compie un passo decisivo verso il modello anglosassone, abbandonando la sua tradizionale prudenza economica. Un tempo arbitro delle regole fiscali europee, oggi Berlino si allinea alle logiche di spesa militare americane.

Il quadro è chiaro: l’Europa si avvia a diventare un’entità politica e militare centralizzata, sacrificando ogni residuo di sovranità nazionale sull’altare del nuovo ordine atlantico.

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