Sindaco Roma: anche Conte si sfila. Nessun esponente politico di primo piano sembra voler rischiare di impantanarsi nei problemi della Capitale. Il Pd pensa a Gualtieri. Per il centrodestra ipotesi Bertolaso o Andrea Abodi.
Sindaco Roma, nessun big vuol candidarsi al Campidoglio
Intercettato dai microfoni del Tg3, il premier dimissionario Giuseppe Conte alla domanda se intendesse candidarsi alla poltrona di sindaco della capitale, come nome unitario dell’alleanza M5s-PD, come da qualche giorno si sussurrava, ha risposto con un perentorio: no grazie. Mancava solo un non ci penso nemmeno, oppure un ma state fuori come balconi!, e il senso sarebbe stato ancor più chiaro.
L’ennesimo nome bruciato ripropone il tema di fondo delle prossime amministrative romane: siamo a pochi mesi dalle urne e centrosinistra e centrodestra sono ancora senza un candidato.
Nessuno vuole rovinarsi la carriera per governare la Capitale, considerata sfida impossibile. Basti ricordare le parole pronunciate alcune settimane fa dal senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Rispondendo a una domanda del conduttore di Coffee Break, trasmissione tv di La7, relativa a una sua possibile candidatura nella Capitale, Rampelli, senza nessuna esitazione ha sentenziato lapidario:
La risposta è una e una soltanto: No. Gli strumenti per governare Roma non esistono, si trasforma in una sorta di tomba per chi vuole provare a fare bene.
Roma, la grande fuga
Sono passati sei mesi dall’annuncio della ricandidatura di Virginia Raggi a Palazzo Senatorio ( Non ci sto ad apparecchiare la tavola per far mangiare quelli di prima. Sono convinta che dobbiamo andare avanti), una scelta che ha sollevato malumori in una parte stessa del M5s, guardando all’equilibrio di coalizione anche a livello nazionale da trovare e saldare e nel PD per le stesse ragioni. Eppure anche le forze di opposizione hanno trovato nomi autorevoli da contrapporle.
Nessun esponente politico di primo piano sembra voler metterci la faccia e impantanarsi nei problemi della Capitale, la candidatura a sindaco di Roma brucia. Nel senso politico del termine: vuol dire che brucia chi l’accetta. Non si spiega altrimenti la fuga dalla designazione che si registra ad ogni livello e in tutti i Partiti.
Così al momento, oltre la Raggi, ufficialmente c’è l’autocandidatura di io ballo da solo Carlo Calenda, quella di Vittorio Sgarbi, che ha già nome e simbolo collaudato, il suo Rinascimento con capra e come programma di base il disprezzo nei confronti di Virginia Raggi, etichettata come un’incapace telecomandata da Grillo, così come Ambra Angiolini con Boncompagni. E poi di alcuni carneadi minori come Federico Lobuono, studente di 20 anni sostenuto dalla lista civica La Giovane Roma.
Un nome caldo nel Pd resta quello del titolare dell’Economia Roberto Gualtieri, qualora non venisse confermato nel nuovo esecutivo, sul quale si potrebbe cercare un’intesa con i grillini in un ipotetico ballottaggio.
Stessa situazione a destra: la società civile non si propone, il top player si fa attendere, e l’unico nome circolato nei mesi scorsi era quello di Massimo Giletti (bontà divina!). Tra i politici si era parlato di Claudio Durigon per la Lega o la Barbara Saltamartini o Giulia Buongiorno legatissima a Salvini ma che già più volte ha detto di no.
Qualcosa però potrebbe muoversi nei prossimi giorni. Esponenti di Lega e Fratelli d’Italia confermano che al momento i due nomi più gettonati sono quelli dell’ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, uomo buono per tutte le stagioni e per qualsiasi carica, e del presidente del Credito Sportivo Andrea Abodi. Anche in questo caso la scelta potrebbe arrivare dopo la formazione del nuovo governo.
Insomma, la partita a Roma è ancora tutta aperta. Tocca però trovare qualcuno disposto a giocarla.
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