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sabato, Luglio 12, 2025
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Se Putin è più debole, perchè si insiste solo sulla sfida militare?

La presunta debolezza interna di Putin evidenzia l’esistenza di potenzialità diplomatiche inesplorate. Anche perchè la storia ci insegna che la richiesta di resa incondizionata dell’avversario non fa altro che portare la guerra alle estreme conseguenze.

La debolezza di Putin e della risposta occidentale

La presunta debolezza interna di Putin svelata dalla crisi “Wagner” evidenzia l’esistenza di potenzialità diplomatiche inesplorate ma gli USA al momento riescono solo a dire che gli avvenimenti recenti dimostrano la debolezza del regime di Mosca.

Però le debolezze andrebbero sfruttate in modo utile, invece si insiste con la linea “prima la Russia deve ritirarsi da tutto, pagare i danni e chiedere scusa e poi si tratta”, nonostante il fatto che uno dei pochi aspetti sui quali Mosca sembra ancora tenere è proprio il confronto militare.

Anche qui, la storia ci insegna che la richiesta di resa incondizionata dell’avversario non fa altro che portare la guerra alle estreme conseguenze: la Germania di Hitler, di fronte alla richiesta di resa incondizionata, resistette fino all’invasione pressoché totale del suo territorio, il Giappone di fronte alle medesime richieste resistette fino alle bombe atomiche.. e l’Italia si arrese solo perché le fu accordata una resa condizionata.

Aggiungo ancora: una delle difficoltà più grandi per i congiurati anti-Hitler che misero la bomba il 20 luglio 1944 fu la richiesta di resa incondizionata da parte degli Alleati: tale richiesta aveva infatti rafforzato la volontà di resistere anche tra i generali non nazisti all’interno della Wehrmacht, perché temevano che neanche la rimozione violenta di Hitler non avrebbe cambiato la posizione degli alleati e che anzi se ne sarebbero approfittati per schiacciare la Germania.

Senza parlare del fatto che ogni giorno di guerra approfondisce il solco dell’odio e porta con sé decine e decine di vittime militari e civili da ambo le parti, distruzioni milionarie di infrastrutture, impraticabilità a lungo termine di territorio a causa dell’esteso uso di campi minati etc.

Insomma: l’idea che si possa piegare la prima potenza nucleare al mondo esclusivamente con le armi si sta dimostrando sempre più aleatoria, con un costo insostenibile e crescente e con conseguenze tanto imprevedibili quanto potenzialmente gravissime.

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Alessandro Ferretti
Alessandro Ferretti
Researcher presso Università degli Studi di Torino. Associate presso CERN

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