Dal reddito di cittadinanza, padre di tutti i mali moderni, al rifiuto del contributo di solidarietà, in Italia è il trionfo della retorica della sofferenza. Per i poveri, s’intende.
Niente contributo di solidarietà. E nemmeno altro
Sua eccellenza il presidentissimo Draghi ha proposto un contributo di solidarietà contro il caro bollette: nulla di lontanamente avvicinabile all’opera di un Robespierre, e non significava una nuova tassa o un aumento di imposte, ma l’attuazione del taglio fiscale rimandata di un anno per i redditi sopra i 75mila euro, per destinare queste risorse al taglio delle bollette. Apriti cielo! Sono insorte la destra e Italia Viva ed è saltato tutto. Perchè la virtù degli sfruttatori è protesa verso un bene superiore: il loro.
D’altronde la retorica del martirio e della sofferenza è stata sempre una carta vincente nelle mani delle clasi dominanti.
“Sanguen est semen Christianorum“, ricordava Tertulliano: molti vescovi esortavano i seguaci del Messia a non temere le condanne, le torture, le belve. La morte tra le sevizie avrebbe spalancato loro le porte del Cielo.
Nel II e III secolo d.C. alcuni vescovi non esitavano a magnificare il martirio purché fossero i poveri e gli umili ad essere dilaniati dalle fiere, non i cristiani delle classi dirigenti che, durante le persecuzioni, trovavano il magistrato compiacente subito pronto a rilasciare un certificato falso (il libellum) in cui si dichiarava che avevano sacrificato all’imperatore.
Tutti i cristiani erano uguali, ma alcuni erano più uguali degli altri.Più o meno tranquilli, grazie alle loro aderenze i dignitari cristiani, mandavano al macello le pecore, decantando i benefici spirituali della morte tra le torture.
È incredibile l’attualità di tutto ciò se pensiamo alla doppiezza con cui i chiericuti di oggi condannano le guerre per poi benedire gli eserciti e le bandiere. Noi ci arricchiamo con le banche armate e voi partite per il fronte.
La glorificazione dei più folli, assurdi patimenti è in bocca a coloro che mai hanno veramente sofferto e aborrono anche solo da una lieve pena.
Come cantavano gli Afterhours ne “La ballata dei topi”:
“Scienziatelli musicali studian cornamuse anali all’interno delle proprie ricerche personali producendo disgustosi festival delle interiora dove cercan di insegnarti che a soffrire si migliora”.
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