Per il Mali si tratta di un momento di grande instabilità politica: cosa accadrà dopo l’approvazione della nuova Costituzione? La missione ONU lascerà il Paese? E la Wagner resta affidabile dopo quanto accaduto in Russia?
Mali: approvata la nuova Costituzione, proteste contro l’ONU e dubbi sulla Wagner
Il 18 giugno ha avuto luogo in Mali un importante referendum costituzionale con l’obiettivo di riportare al Paese dell’Africa occidentale la stabilità politica dopo i colpi di Stato che si sono succeduti negli ultimi anni. Gli emendamenti costituzionali includevano misure quali il rafforzamento dei poteri presidenziali, concedendo allo stesso tempo maggiore autonomia alle regioni “ribelli”, nel tentativo di traghettare il Mali alle elezioni presidenziali, previste per il febbraio 2024.
Il governo militare ha ritardato il referendum di tre mesi adducendo problemi logistici. Ma alla fine il voto ha dovuto avere luogo, per evitare al Paese di cadere vittima delle sanzioni degli altri governi della regione, visto che la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (CEDEAO/ECOWAS) aveva revocato una serie di sanzioni commerciali e finanziarie contro il Mali dopo che il governo militare si era impegnato a un passaggio di consegne nel marzo 2024.
Gli oppositori degli emendamenti temono che la nuova legge fondamentale ponga più potere nelle mani del presidente prima delle elezioni, in mezzo all’incertezza sulla candidatura del leader ad interim Assimi Goïta. Costoro hanno anche messo in dubbio la legalità degli emendamenti apportati da un governo non eletto democraticamente. Al contrario, i sostenitori si sono espressi a favore di altri aspetti delle modifiche proposte, tra cui la creazione di una Corte dei conti separata, la legittimazione della leadership tradizionale e una clausola per includere le lingue nazionali come ufficiali accanto al francese.
“Sono convinto che questo referendum aprirà la strada a un nuovo Mali, un Mali forte, un Mali efficiente, un Mali al servizio del benessere della sua popolazione“, ha dichiarato il presidente ad interim Assimi Goïta alla vigilia dello svolgimento del voto. Pur con un’affluenza alle urne molto bassa (39,40%), il 97% degli elettori ha approvato il nuovo testo costituzionale, che dunque traghetterà il Paese verso le prossime elezioni.
Ma le questioni in ballo in Mali non sono certo terminate. Da tempo, infatti, il governo militare di Assimi Goïta non vede di buon occhio la presenza della missione di pace dell’ONU. Di recente, il governo maliano ha invitato le Nazioni Unite a ritirare “senza indugio” la loro missione di mantenimento della pace dal Paese, denunciando il “fallimento” delle Nazioni Unite nel rispondere alle sfide alla sicurezza.
Il tutto in un contesto nel quale il prossimo 30 giugno i membri membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbero adottare una risoluzione per estendere il mandato della missione. Ricordiamo che la missione di stabilizzazione integrata multidimensionale delle Nazioni Unite in Mali, nota come MINUSMA, era stata istituita nel 2013 per aiutare a stabilizzare il Paese dopo una ribellione tuareg dell’anno precedente, ma non ha portato alla pacificazione della regione settentrionale del Paese.
El Ghassim Wane, il capo della missione delle Nazioni Unite in Mali, ha dichiarato che condurre operazioni di mantenimento della pace sarebbe “quasi impossibile” senza il consenso del Paese ospitante: “È una decisione che deve prendere il Consiglio“, ha detto ai giornalisti. “Ma il punto che sto sottolineando, e credo sia un punto su cui tutti sono d’accordo, è che il mantenimento della pace si basa sul principio del consenso del Paese ospitante e in assenza di tale consenso, ovviamente, le operazioni sono quasi impossibili“.
A tali questioni si aggiunge ora quella delle milizie Wagner, fortemente presenti nel Paese africano, che dopo il tentato golpe di Evgenij Prigožin in Russia potrebbero aver perso la piena fiducia del governo maliano e degli altri Paesi africani in cui operano, come la Repubblica Centrafricana. Ufficialmente, i portavoce dei governi di Bamako e Bangui si sono rifiutati di commentare i disordini avvenuti in Russia e le possibili conseguenze sui loro Paesi.
“La presenza [di Wagner] in Mali è sponsorizzata dal Cremlino, e se Wagner è in disaccordo con il Cremlino, naturalmente il Mali ne subirà le conseguenze sul fronte della sicurezza“, ha detto l’analista politico maliano Bassirou Doumbia, secondo quanto riportato da Al Jazeera. A parere di Doumbia, quanto accaduto in Russia potrebbe causare problemi alle relazioni di Bamako con Mosca, che lo scorso anno si è impegnata a inviare al Mali spedizioni di carburante, fertilizzanti e cibo per un valore di circa 100 milioni di dollari.
Il gruppo Wagner ha cementato forti legami con diversi governi africani negli ultimi dieci anni con operazioni in almeno otto Paesi africani, secondo fonti ufficiali e ufficiose. Wagner ha anche inviato combattenti in Paesi di altre regioni, come la Siria e, ovviamente, l’Ucraina.
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