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L’Italia della supercazzola europeista: tra agguati mediatici a Giuseppe Conte e riarmo selvaggio

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L’Europa si riarma, sacrificando il welfare per alimentare l’industria bellica. In Italia il PD balbetta come sempre mentre Giuseppe Conte è sotto attacco dei media. Il leader del M5S si ritrova bersaglio di un’informazione compatta nel sostenere il bellicismo. Fabio Fazio trasforma un’intervista in un comizio.

Europa bellicista contagiosa e Fazio cambia pelle: dalla riverenza al comizio contro Conte

Domenica 9 marzo, Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ospite nel salotto di Fabio Fazio a “che tempo che fa”, è stato trattato non da intervistato ma da imputato.

L’ex premier ha provato a esprimere le sue idee, ma ogni tentativo di articolare un discorso veniva soffocato da continue interruzioni e dichiarazioni a effetto. Più che un’intervista, sembrava un comizio in cui il conduttore difendeva a spada tratta la manifestazione del 15 marzo a favore dell’Unione Europea e del riarmo.

Ma la sorpresa più grande è arrivata il giorno dopo. I giornali, capeggiati da La Repubblica, titolavano che Conte avesse aperto alla manifestazione, quando invece aveva chiaramente espresso il contrario. Un’operazione mediatica studiata a tavolino per indebolire l’unico leader che si oppone apertamente all’attuale deriva bellicista dell’Europa.

La tempistica dell’agguato mediatico non è casuale. La manifestazione del 15 marzo è stata orchestrata con cura: un evento che si proclama per la pace ma che in realtà serve a legittimare il riarmo dell’Europa.

La presenza della stampa mainstream e di figure come Landini, che si è affrettato a garantire la partecipazione del sindacato, dimostra che il messaggio deve essere veicolato a tutti i costi, anche a rischio di spaccare la base elettorale progressista.

L’effetto, però, è stato disastroso. La base di sinistra, già scontenta per le posizioni sempre più vicine a quelle dell’establishment, si è ribellata. Nei circoli si assiste a una raffica di tessere stracciate, un fenomeno mai visto prima con tale intensità. La sinistra ZTL si è chiusa nella sua bolla, mentre il resto del Paese guarda con crescente disillusione alla retorica europeista e bellicista.

ReArm EU: la corsa al riarmo che distrugge il welfare

Dietro tutto questo si cela un piano ben preciso: ReArm EU, il progetto con cui Bruxelles punta a rilanciare l’industria bellica a discapito della spesa sociale. I dati parlano chiaro: negli ultimi cinque anni le importazioni di armi europee sono raddoppiate, e il 64% di queste proviene dagli Stati Uniti. L’Italia, in particolare, si distingue per la sua fedeltà a Washington, con oltre il 90% delle armi importate di fabbricazione statunitense.

La dipendenza dagli USA è totale. Il Financial Times ha rivelato che molte delle armi comprate dall’Europa possono essere disattivate da remoto dagli americani, rendendo di fatto impossibile qualsiasi velleità di autonomia strategica.

Persino la deterrenza nucleare britannica è una farsa: i missili Trident, simbolo della loro forza militare, vengono periodicamente inviati in Georgia per la manutenzione dagli stessi Stati Uniti.

Ma chi ci guadagna? Il Financial Times non lascia spazio a dubbi: l’obiettivo finale non è la difesa dell’Europa, ma il definitivo smantellamento dello Stato sociale. L’articolo titola senza mezzi termini: “L’Europa deve ridurre il suo Stato sociale per costruire uno Stato di guerra”.

Il riarmo serve come pretesto per tagliare ulteriormente la spesa pubblica. Politiche che un tempo sarebbero state impensabili diventano accettabili in un clima di paura e insicurezza. La narrazione della minaccia russa viene utilizzata per giustificare l’impoverimento progressivo dei cittadini europei.

In questo contesto la posizione del “principale partito di opposizione al Governo”, il PD (così viene presentato ufficialmente dai media principali, tocca precisarlo, altrimenti verrebbe presa come una battuta…) appare come sempre confusionaria e inconsistente.

il voto ‘consultivo” del Parlamento Europeo sul Rearm Europe ha visto la componente Dem dividersi bonariamente: su 21 europarlamentari 10 hanno votato per la guerra e per un riarmo da 800 miliardi, 11 si sono astenuti. Lascia sbalorditi proprio il fronte di quest’ultimi.

Cosa credono di aver ottenuto? Sul tema del riarmo non esistono posizioni intermedie: o si è a favore o si è contro. Sottrarsi alla scelta è una farsa politica. Temono forse le critiche di Repubblica?

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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