Cosa cambia per l’Italia con la riforma del Patto di stabilità? Più tempo per ridurre il debito pubblico, ma tetti su spese e impegni su riforme che ci mandano dritti dritti nelle mani dei falchi dell’austerity.
La riforma del Patto di stabilità
Di Tommaso Nencioni*
La riforma del Patto di stabilità è una follia. Tra le varie: 7 anni di austerità automatica, controllata da Bruxelles, con tanto di procedura di inflazione in automatico se non si rientra di 14 miliardi l’anno; divieto di investimenti se l’anno prima non sono migliorati i parametri – ma se non si investe come si fa a migliorarli?
La Commissione UE che stila una lista di affidabilità, con conseguente aumento dello spread e del debito appena un paese viene incasellato nella fascia più bassa (fatto scontato per Grecia, Cipro e Italia).
E questo se facciamo i bravi e ratifichiamo il MES, altrimenti i tedeschi si incazzano e le misure si inaspriscono. Perfino La Stampa nell’editoriale di qualche giorno fa invitava esplicitamente il governo a non firmare. Ovviamente mezzi di informazioni vicini al PD in tutto questo attaccano il governo, appunto, per la mancata ratifica del MES.
E c’è da scommettere che una parte di opposizione si baserà su quanto è inadeguato il governo a “fare i compiti a casa”. Governo invece assai adeguato, perché come faceva notare en passant Giorgetti sul Corriere il DEF prevede ancor più austerità di quanto richiesto. Ulteriore particolare inquietante, italiano è il commissario all’economia, che invece di dimettersi appena uscito dalla riunione presenta questa roba come una vittoria. Attrezziamoci perché sennò è un casino.
P.s. naturalmente in questi 7 anni la commissione veglierà sulle “riforme”.
E ancora, particolare ridicolo: i debiti contratti per il PNRR verranno computati nel monte del debito da risanare con l’austerità dei prossimi 7 anni. Praticamente il PNRR da moltiplicatore diventa un divisore.
* Ripreso da Tommaso Nencioni
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