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La destra sociale non è mai esistita. Il caso Milei, cartina di tornasole

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Il mito della destra sociale evocato dai nostalgici è un falso storico. Non ve n’è traccia nemmeno nelle intenzioni mussoliniane originali. Fascismo e libero mercato hanno sempre flirtato con il dardo di Cupido scoccato dagli Stati Uniti. Questo spiega l’afflato amorevole tra Giorgia Meloni e personaggi come Milei e Musk.

La fantomatica destra sociale. Il caso Milei

Esiste un mito troppo spesso evocato dalle schiere allineate dei militanti della destra nostalgica. L’appartenenza a una immaginaria destra sociale. Un riferimento che non trova riscontri storici neanche nelle intenzioni di quell’originale movimento che fu il fascismo italiano.

Il Mussolini degli albori fascisti non progettava uno Stato autoritario con sguardi benevoli verso gli sconfitti e gli esclusi dal benessere capitalista. Anzi, quell’ordine disciplinare con impeti spiritualisti prevedeva un apparato impalpabile in campo economico ma determinato nella repressione del dissenso e dei lavoratori.

Fu il quadro internazionale a spostare un po’ l’asse del fascismo verso un interventismo pubblico più marcato sempre al servizio però dei grandi gruppi industriali.

Né il nazionalsocialismo ha mai avuto impeti sociali. La dottrina della società ariana concepiva la concorrenza quale elemento costitutivo della forza d’animo, della tempra germanica, in un contesto sociale nel quale l’allucinazione collettiva di allora anticipava molti dei temi antropologici poi resi stuzzicanti dal management contemporaneo.

E il fascismo internazionale annientato dalle macerie europee, fu rivitalizzato dagli Stati Uniti d’America nel dopoguerra in chiave anticomunista. In Italia il Movimento sociale italiano ha goduto di un diritto di tribuna grazie alla sua legittimazione atlantica, che sopravanzava la sua delegittimazione costituzionale.

Fu il centrismo liberista degasperiano a deprimere la portata ideologica della Costituzione e a ritardarne l’applicazione, attraverso un intervento capillare della magistratura che continuava a preferire la legislazione del ventennio. I fascisti così rientrarono pienamente in gioco.

E sempre gli Usa si servirono dei movimenti fascisti e reazionari per difendere l’invasione dei propri mercati di capitali in paesi recalcitranti o nei quali le forze socialiste e comuniste riuscivano ad affrancare la popolazione dalla colonizzazione o a emancipare la classe lavoratrice o contadina dallo sfruttamento.

Il fascismo nel dopoguerra è stato strutturato sull’esempio dell’autoritarismo cileno. Alla libertà economica delle multinazionali erano inversamente proporzionali lo sterminio fisico degli oppositori e la macelleria sociale per i poveri. Un galateo oggi di moda anche nelle cosiddette liberaldemocrazie.

Quindi non può e non deve sorprendere la passione della liberal/fascista Meloni per i nuovi rappresentanti della psicopatia di mercato quali sono Javier Milei e Elon Musk. Due espressioni in purezza della violenza capitalista che l’Argentina già sperimentò nel Garage Olimpo della civiltà.

Si può affermare dunque che se già il sovranismo di destra si è rilevato un’affabulazione truffaldina anche il fantasticare di destra sociale rappresenta un inganno politico. Fascismo e libero mercato si sono sempre scambiati amorosi sensi e gli Stati Uniti hanno puntualmente garantito la celebrazione del matrimonio.

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Ferdinando Pastore
Ferdinando Pastore
"Membro dell'esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista, ha pubblicato numerosi articoli di attualità politica incentrati sulla critica alla globalizzazione dei mercati e sui meccanism di funzionamento dell'Unione Europea. Redattore dell'Interfenreza e editorialista de Il Lavoro"

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