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Il decadimento del dibattito politico italiano

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Il dibattito politico italiano è il simbolo dello snaturamento della nostra democrazia, fermo in una sorta di crociata personale moraleggiante, che spesso sfocia nel puro gossip.

Decadimento del dibattito politico

Lo snaturamento della nostra democrazia è dato anche dallo scadimento del nostro dibattito pubblico.

Ad esempio, notiamo spesso che si rimprovera ai governi “promettono tutto e non fanno nulla”, a parte che è discutibile (perché poi tagli a sanità, istruzione, ricerca, guerre per procura o precarizzazione del lavoro li fanno), ma soprattutto, per esempio, io potrei essere ben contento che il Governo Meloni non riesca a fare qualcosa.

Presentare la cosa solo in termini di “promesse mancate” svuota l’aspetto politico. Mi spiego meglio: il governo X non mantiene la promessa di un milione di posti di lavoro non perché sono bugiardi o hanno tre occhi, ma perché le politiche da loro sostenute non sono idonee al paese.

Il confronto non deve essere morale (sei un bugiardo), ma politico (le tue idee non vanno bene alla prova dei fatti).

Altro aspetto che esplose contro i 5Stelle, ma che ora si vede anche con Giorgia Meloni (pesciarola, borgatara, ecc). In un sistema democratico, in teoria almeno, tutti partecipano su base eguale alla vita politica del paese, anche analfabeti, pesciaroli e borgatari e ne hanno ben diritto.

Gli elettori hanno tutto il diritto di votare un’estetista (qui andrebbe anche capito perché l’operaia eletta dalla Lega si, l’estetista dei 5Stelle no) e quella ha tutto il diritto di dire quel che vuole (facendosene carico).

Così l’attacco politico diventa anche motivo classicista e mentre ci teniamo un governo di estrema destra (che le cose le fa), chi vende il pesce ne ricava il messaggio che non può fare politica (ma ci lamentiamo che la gente non vota).

Il dibattito politico italiano (europeo) sembra invece fermo in una sorta di crociata personale moraleggiante, a volte si ricorre persino alla fisiognomica (quella ha gli occhi a palla).

Non parliamo poi dei commenti sulla pancia di Crosetto, mentre bacia la compagna al mare; voglio dire: stiamo parlando di Crosetto, uno che si può attaccare su tutto e noi facciamo battute sagaci sulla pancia o peggio insinuiamo che la compagna sia una poco di buono (ma lei che c’entra?).

Parlare di tutto e scaldarsi tanto per mandare avanti questa parvenza di circo, dire che “sono tutti uguali” per non prendere atto della nostra subordinazione agli Stati Uniti, un paese che ci occupa militarmente da decenni.

 

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Gabriele Germani
Gabriele Germani
Roma, 1986. Laureato in Storia contemporanea e Psicologia, con Master in Geopolitica. Lavora nell’ambito pedagogico-educativo. Si occupa da anni dei rapporti tra il Sud e il Nord del mondo, con le lenti del neo-marxismo, della teoria della dipendenza, del sistema-mondo e dell’Eurasia. Con questa prospettiva ha pubblicato negli anni, alcuni libri e articoli di storia e antropologia, in particolare sull’America Latina. Riferimenti bibliografici: Uruguay e emigrazione italiana: sogni, speranze e rivoluzioni di Gabriele Germani (Autore), Anthology Digital Publishing, 2022. Ha inoltre in pubblicazione con Kulturjam Edizioni: una raccolta di riflessioni su BRICS e mondo multipolare, con introduzione di Gianfranco La Grassa e con Mario Pascale Editore un testo sulla politica estera italiana durante la II Repubblica. Cura un micro-blog sul suo profilo Facebook (a nome “Gabriele Germani”) e un Canale Telegram sempre a nome “Gabriele Germani” (t.me/gabgerma). Dirige inoltre il Podcast “La grande imboscata” su attualità, geopolitica e cultura su varie piattaforme.

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