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Il centro-liberale getta la maschera: i migliori amici del nazifascismo sono i “moderati”

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Il centro-liberale si avvicina sempre più all’estrema destra, come dimostrano Macron con Le Pen e la CDU con AfD. L’UE equipara fascismo e comunismo per fini ideologici, attingendo al pensiero neoliberale. Così il nazifascismo rischia di essere riabilitato come baluardo del capitalismo.

Piano piano, il famigerato centro-liberale getta la maschera: i migliori amici del nazifascismo

A piccoli passi il famigerato centro liberale, quello spazio politico immaginario che tutti, anche in Italia, evocano come fiaccola di moderazione, si avvicina all’estrema destra.

Già il buon Macron ha corteggiato incessantemente Marine Le Pen per evitare la conquista cosacca del governo francese e ora, nella intransigente Germania, così risoluta nell’impedire che il termine genocidio possa essere applicato per il popolo palestinese, la CDU pare non essere troppo intimidita nel dialogo con l’AFD. Anche lì incombe l’imprevista Wagenknecht.

Quindi, al di là dei proclami maestosi sull’antifascismo, il cosiddetto centro si svela nel suo atavico estremismo. Un estremismo al quale partecipa, apertamente o sottotraccia a seconda dei periodi storici, anche il carrozzone imbelle del PSE.

Lo dimostra il Parlamento Europeo quando si esprime, nella consueta logorrea bipartisan, equiparando la simbologia nazifascista a quella socialcomunista. Risoluzione che fa il paio con quella di qualche anno fa dove l’equiparazione riguardò le due ideologie ritenute, dai robotici scienziati di lingua globish, sovrapponibili.

Non si deve pensare che la scelta derivi soltanto da un’esigenza propagandistica dei paesi dell’est Europa, sì tanto intrisi di nostalgia nazista ma anche così russo-fobici da augurarsi più guerra per tutti; l’indirizzo politico sull’equivalenza tra fascismo e comunismo è strettamente ideologico e appartiene alla natura filosofica e costituzionale dell’Unione Europea.

Un’istituzione che si è nutrita degli insegnamenti di pensatori come Hayek, Mises, Ropke, insomma i caposcuola del neoliberalismo. Sostenevano l’assoluta corrispondenza dei regimi nemici del libero mercato, tra i quali rientrava a pieno titolo anche il keynesismo. Questo approccio intellettuale è diventato il cuore dell’europeismo e della sua grammatica costituzionale. Altro che sogno.

Ma vi è di più. Annunciare questo stralunato parallelismo serve sostanzialmente a rivalutare il nazifascismo e reinserirlo in una normale dinamica storica: l’era dei totalitarismi. Un marchingegno manipolatorio per derubricare la portata ideologica del fascismo a elemento secondario rispetto al metodo e alla prassi, che, secondo i liberali, accomunava tutti i regimi non “liberaldemocratici”.

Quindi, tutto sommato, il nazifascismo potrebbe riconquistare una sua legittimazione costituzionale se spogliato da un suo parossismo comportamentale e da forme decorative ormai ritenute caricaturali, e assolvere alla funzione che ha sempre ricoperto: l’argine estremo contro chi immagina una società non ordinata dal capriccio capitalista.

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Ferdinando Pastore
Ferdinando Pastore
"Membro dell'esecutivo nazionale di Risorgimento Socialista, ha pubblicato numerosi articoli di attualità politica incentrati sulla critica alla globalizzazione dei mercati e sui meccanism di funzionamento dell'Unione Europea. Redattore dell'Interfenreza e editorialista de Il Lavoro"

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