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L’annullamento delle elezioni in Romania per presunte ‘ingerenze russe” fa cadere anche l’ultimo velo sull’ipocrisia dei “valori europei”. Bucarest riveste un ruolo strategico cruciale ed è strettamente legata agli interessi statunitensi, nel quadro che vede la UE del tutto sovrapposta alla NATO.
Nel paese è prevista l’apertura della più grande base dell’Alelanza Atlantica nel vecchio continente, destinata a superare per dimensioni e importanza quella di Ramstein in Germania. Inoltre, la Romania ospita il sistema antimissile Aegis Ashore, una componente fondamentale per la difesa collettiva dell’Alleanza. Insieme alla Polonia, la Romania rappresenta uno dei pilastri principali che sostengono il “cancello d’ingresso” dell’Europa orientale, costituito dall’Ucraina.
La vittoria che si profilava all’orizzonte di un candidato come Georgescu – si di estrema destra – ma nell’accezione ‘putiniana’ secondo i burocrati europei, cioè una specie di Satana, era ipotesi da scongiurare ad ogni costo.
Il caso Romania
La Romania si trova nel pieno di una crisi politica senza precedenti dopo l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali, avvenuto il 24 novembre scorso. La decisione, presa dalla Corte costituzionale, ha fermato anche il ballottaggio previsto per l’8 dicembre tra la filo-europea Elena Lasconi e il filo-russo Calin Georgescu. Alla base del provvedimento vi sono accuse di presunte ingerenze straniere, che per l’UE sono sempre russe, nella campagna elettorale, condotte tramite il social network TikTok.
Il ruolo dei servizi segreti e l’annullamento a sorpresa
La Corte costituzionale, inizialmente incline a convalidare i risultati del primo turno, ha cambiato posizione dopo la desecretazione di documenti dei servizi segreti. Tali documenti avrebbero evidenziato un’interferenza da parte di un “attore statale” non specificato, identificato in molti dibattiti pubblici con la Russia.
Secondo queste accuse, TikTok avrebbe fornito condizioni vantaggiose al candidato Calin Georgescu, noto per le sue posizioni filorusse e critiche verso la NATO. Georgescu, ex esponente dell’estrema destra e sostenitore di politiche anti-occidentali, aveva ottenuto un sorprendente 22% al primo turno, grazie a una campagna digitale particolarmente aggressiva e ben finanziata.
Le piazze accusano Mosca, la magistratura indaga
Le strade di Bucarest si sono riempite di manifestanti filo-europei, che denunciano la Russia come responsabile delle ingerenze elettorali. Si parla di account falsi e massicce campagne di promozione sui social media, con paralleli tracciati con le accuse rivolte a Mosca durante la prima elezione di Donald Trump. La magistratura rumena ha avviato un’indagine per verificare il coinvolgimento di soggetti stranieri nella campagna elettorale, ma al momento non ci sono conclusioni definitive. E soprattutto non sono state presentate prove.
La posizione strategica del paese, membro dell’Unione Europea e della NATO, lo rende un terreno fertile per le influenze geopolitiche. L’instabilità politica, alimentata dalla mancanza di trasparenza nelle informazioni e dalle crisi nei principali paesi dell’UE, come Germania e Francia, si riflette in un contesto in cui partiti estremisti e candidati con retoriche divisive guadagnano terreno.
La vicenda di Georgescu evidenzia come figure apparentemente contraddittorie –capaci di essere contemporaneamente pacifiste, ecologiste, filorusse e antisemite – possano ottenere successo elettorale grazie a strategie di comunicazione moderne. TikTok, con i suoi video accattivanti, ha permesso a Georgescu di costruire una narrativa personale ispirata a leader come Vladimir Putin.
Il futuro politico rumeno
Con l’annullamento delle elezioni, la Romania si trova in una situazione di stallo. Il presidente uscente, Klaus Iohannis, continuerà a svolgere il suo ruolo fino a nuove elezioni, ma la data per un eventuale secondo turno non è ancora stata fissata. Nel frattempo, il nuovo parlamento, recentemente eletto, si trova a dover affrontare crescenti tensioni politiche e sociali.
La magistratura è chiamata a far chiarezza sulle presunte ingerenze, mentre il rischio di un’escalation nelle piazze rimane alto.
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