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Germania, la grande malata d’Europa

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La crisi economica che sta investendo l’Unione Europea trova il suo epicentro in Germania, dove un calo significativo della produzione industriale (-17% rispetto al 2017) riflette una stagnazione diffusa.

Il settore manifatturiero, motore economico della nazione, è in sofferenza, portando con sé l’indebolimento di altre economie europee strettamente interconnesse, tra cui quella italiana e francese.

Ma a rendere ancora più grave la situazione è la crisi politica interna. Di fronte al fallimento delle misure per stimolare la crescita e alla crescente pressione economica, il governo tedesco si è diviso: la coalizione di maggioranza, formata da socialdemocratici, Verdi e liberali, la cosiddetta alleanza ‘semaforo‘, ha visto esplodere tensioni sulle politiche economiche e sulla transizione energetica. Questo dissenso ha portato a un crollo dell’alleanza di governo, costringendo Scholz a convocare elezioni anticipate per la primavera del 2025.

Germania, la crisi economica che travolge la politica

Al centro dello scontro tra le forze governative ci sono le politiche per affrontare il caro energia, una questione che ha colpito duramente il settore industriale tedesco.

L’innalzamento dei costi energetici, aggravato dalla guerra in Ucraina – con la questione del North Stream 2 a fare da spartiacque – e dunque dal blocco delle importazioni di gas russo a basso costo, ha reso sempre più difficile la competitività per le aziende tedesche, in particolare quelle che operano nella regione industriale della Renania.

Molti imprenditori hanno richiesto una riduzione dei costi attraverso agevolazioni fiscali, mentre una parte del governo spinge per l’aumento della spesa pubblica in supporto alla transizione verde.

I socialdemocratici e i Verdi insistono sulla necessità di finanziare il Green Deal per sostenere le energie rinnovabili e diminuire la dipendenza da combustibili fossili, un progetto che richiede investimenti massicci e che preoccupa la componente liberale della coalizione.

I liberali, più prudenti dal punto di vista fiscale, chiedono invece una riduzione delle spese e un rafforzamento degli incentivi per attrarre capitali esteri. Questo braccio di ferro ha bloccato i piani legislativi e ha innescato la crisi della maggioranza.

Un’Europa sotto pressione

La Germania non è sola in questa crisi. Le politiche della UE, orientate al taglio dei fondi per l’innovazione tecnologica, hanno indebolito le economie del vecchio continente, mentre gli Stati Uniti, sotto le amministrazioni Trump e Biden, hanno sostenuto le proprie industrie con ingenti finanziamenti statali. Con la pandemia, molte aziende tedesche avevano già iniziato a soffrire per i crescenti costi operativi, una situazione che è peggiorata con la riduzione delle agevolazioni sui tassi di interesse.

La crisi ha colpito duramente settori strategici come quello delle costruzioni e del commercio, settori che avevano contribuito in passato a far crescere l’economia tedesca. Inoltre, la crescente produzione globale di petrolio ha portato a un calo dei prezzi, colpendo anche i settori energetici tedeschi e costringendo alcune multinazionali a riorientarsi verso i metalli e altre risorse.

Germania e Cina in tensione

Tradizionalmente, la Germania ha tratto grandi vantaggi dagli accordi commerciali con la Cina, ma il contesto attuale ha ridotto l’attrattività di questa partnership. Recentemente, la Germania si è opposta alla decisione dell’Unione Europea di imporre dazi alle macchine cinesi, cercando di proteggere i propri marchi del settore meccanico da una competizione fiscale sfavorevole. Tuttavia, l’introduzione di tariffe commerciali differenziate rappresenta un’ulteriore sfida per Berlino e rischia di ridurre la competitività dei prodotti tedeschi nel mercato globale.

Riforme Strategiche

La crisi governativa in Germania ha già messo a rischio numerose riforme chiave che erano previste in agenda. Tra queste figurano le misure di sostegno alle industrie green, i contributi per aiutare i cittadini tedeschi con i costi del riscaldamento invernale, e le risorse destinate alle pensioni. Anche altre normative, tra cui quelle relative all’immigrazione e le richieste avanzate dalle case automobilistiche per stimolare il mercato, rischiano di subire rallentamenti o di essere abbandonate.

Verso una crisi europea?

Le tensioni in Germania potrebbero innescare un effetto domino in tutta Europa, dove l’austerità economica e le difficoltà delle economie nazionali mettono sotto pressione le maggioranze parlamentari.

Il quadro che si prospetta per la UE è quello di una crisi politica profonda, dove l’instabilità economica alimenta una crescente insoddisfazione tra i cittadini. In periodi di recessione, le coalizioni di governo sono spesso destinate a sgretolarsi, e le divergenze tra gli Stati membri della UE si acuiscono.

Le economie europee si trovano strette tra le politiche protezionistiche degli Stati Uniti, la concorrenza delle economie emergenti e le difficoltà interne nel sostenere i costi della transizione energetica e dell’aumento delle spese militari. Gli eventi in Germania indicano che la stabilità politica e la coesione europea sono sempre più a rischio, e il futuro del continente appare quanto mai incerto.

In conclusione, la crisi tedesca è solo un’anticipazione di una possibile crisi più ampia per l’Unione Europea. La Germania, colonna portante dell’economia europea, non è immune alla fragilità economica, e le tensioni all’interno del governo suggeriscono che il modello di crescita su cui si è basata negli ultimi decenni è ormai al limite.

L’Europa si trova quindi a un bivio: senza un cambio di rotta deciso e una maggiore cooperazione tra Stati membri, la crisi economica potrebbe presto trasformarsi in una crisi politica di vaste proporzioni.

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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