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Decreto Lavoro 2023: sul Cuneo fiscale, una misura temporanea e che non risolve nulla

Il cuneo fiscale, definito come la differenza fra il costo che l’impresa sostiene per un lavoratore e il salario netto che questo riceve, è dato principalmente dalla somma di imposte dirette (a carico del lavoratore, anche se trattenute dal datore di lavoro) e contributi previdenziali (sia a carico dell’impresa che del lavoratore); tutte voci, come si vede, che fanno parte a pieno titolo del salario corrente o differito (e già questo dovrebbe chiarire l’ipocrisia di chi sostiene che “per aumentare i salari occorre tagliare il cuneo”).

Decreto Lavoro 2023. Il Cuneo fiscale

Il testo del decreto Lavoro 2023 (Dl 48/2023) è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 4 maggio ed è entrato in vigore il 5 maggio. L’innovazione più importante introdotta dal decreto è il nuovo intervento sul cuneo fiscale contributivo.

Il cuneo fiscale, secondo la definizione fornita dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), è “il rapporto tra l’ammontare delle tasse pagate da un singolo lavoratore medio e il corrispondente costo totale del lavoro per il datore”.

Si tratta dunque della somma delle imposte (dirette, indirette, contributi previdenziali) che impattano sul costo del lavoro, sia dalla parte dei datori di lavoro, sia rispetto ai lavoratori. Minore è la presa della tassazione maggiore è il netto che i lavoratori troveranno in busta paga.

La manovra del valore di 3,4 miliardi di euro è rivolta ai lavoratori con redditi medio bassi, ed ha comportato l’approvazione del Documento di economia e finanza 2023 con un necessario scostamento di bilancio.

Per i periodi di paga dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima mensilità) i lavoratori con reddito fino a 35mila euro beneficeranno di un taglio del 6% del cuneo fiscale, mentre i lavoratori con un reddito fino a 25mila potranno usufruire di un taglio del 7%.

L’aumento in busta paga da luglio a dicembre 2023, in base a simulazioni di calcolo, potrebbe tradursi in un aumento (rispetto all’attuale situazione): dai 50 agli 80 euro per lavoratori con redditi fino a 25mila euro e dai 90 ai 100 euro per lavoratori con redditi fino a 35mila euro.

A chi supera il tetto di reddito fissato per accedere al taglio del cuneo non spetterà alcuna riduzione. Come rilevato è solo una misura temporanea (gli aumenti contenuti nell’ultimo decreto, rendono improbabile che la misura si confermi nel 2024) e non è ancora sufficiente per rispondere al problema della tutela del potere d’acquisto dei salari.

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Giuseppe Pennone
Giuseppe Pennone
Giuslavorista napoletano, appassionato di pittura, ha collaborato con numerose riviste ed associazioni culturali in qualità di esperto di tematiche sociali quali lavoro, diritti negati e ambiente.

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