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lunedì, Giugno 16, 2025
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Covid e slash workers: come risorgere dalle ceneri di questa economia?

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Covid e slash workers, tesi e antitesi di questo tempo. La pandemia ci ha resi tutti precari, ma il mondo del lavoro era in crisi già da anni. Riflettiamo sulla slash philosophy per risorgere dalle ceneri di questa economia annichilente.

Covid e slash workers

Le chiusure attuate nel tentativo di contenere la pandemia ci hanno strappato molte sicurezze, soprattutto economiche. La parola precario allunga i suoi artigli sulle nostre pelli, ci terrorizza. Ma in realtà ci stiamo uniformando ad una tendenza lavorativa molto popolare: la categoria degli slash workers.

Slash, come la barra obliqua che divide due parole/lemmi, di significato simile o opposto. I lavoratori che si riconoscono in questa etichetta sono coloro che, per riuscire a raggiungere un’entrata più alta, si dividono tra due o tre professioni. Spesso molto diverse tra loro.

Il sogno del posto fisso si è infranto molto prima del covid e le generazioni che si sono laureate nell’ultimo ventennio lo sanno bene, viviamo in una società liquida e anche il mondo del lavoro si sta trasformando. Gli slash workers hanno fatto della crisi del mondo del lavoro, della necessità di trovare altre fonti di reddito, un’opportunità.

Un’occasione per far diventare i propri hobby una seconda occupazione e la volontà a trovare sempre nuovi stimoli, nonché nuove competenze.

C’è un piano B?

Il posto fisso portava sicurezza, stabilità, oggi, abbandonati quegli ideali, i giovani ricercano indipendenza, flessibilità e creatività. L’espressione personale trova posto in un mondo del lavoro saturo, dove distinguersi è l’unico modo per emergere.

Allora il piano B, o il piccolo sogno nel cassetto, possono prendere forme più concrete e aiutare a rimpinguare il conto bancario. Inoltre, tenere aperte più strade permette di abbassare notevolmente i rischi, e anche di tenere l’umore alto in caso di perdita del lavoro; cosa difficile invece nel caso di un licenziamento da posto fisso, che se malauguratamente perso trascina spesso nel baratro l’intera esistenza.

L’interconnessione in questo ci aiuta: numerose professioni oggi si possono svolgere semplicemente seduti al proprio computer, abbattendo molti costi, e sempre seduti al pc abbiamo la possibilità di ampliare le nostre competenze partecipando a corsi online. Oggi abbiamo persino la possibilità di prendere la laurea senza uscire di casa.

Queste figure dalle skills ibride hanno dunque conquistato il loro posto nel mondo professionale per esigenza, ma quanto quest’esigenza è anche aziendale?

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In che direzione andrà il mondo del lavoro?

La verità è che non ci sono più i margini di un tempo, le aziende italiane faticano ad assumere, il costo di un dipendente è pari al doppio dello stipendio che percepisce, e i contratti a tempo indeterminato girano il coltello nelle mani del lavoratore, spaventando l’imprenditore.

Nel prossimo futuro i dipendenti a stipendio saranno un lusso riservato alle grandi aziende, e al settore pubblico. Se ieri ad esempio il grafico era interno all’azienda, oggi è un collaboratore esterno, pagato a progetto, che magari per arrotondare insegna surf ai bambini, assecondando la sua più profonda passione.

Le risorse a stipendio dunque saranno solo quelle fortemente necessarie alla produttività dell’azienda, mentre per tutte le altre si cercherà di attivare soluzioni alternative, che non richiedano esborsi continui e non vincolino l’imprenditore. Piattaforme professionali aiuteranno le aziende a trovare i professionisti di cui hanno bisogno, la concorrenza sarà elevata e la qualità del lavoro sarà l’unica garanzia per la nascita di rapporti duraturi.

Invero, aprire la partita iva in Italia, soprattutto per piccole realtà, non è un’opzione praticabile. La tassazione è altissima e i costi di gestione non sono da meno. Su questo punto il Governo dovrà lavorare seriamente.

Eppure, questa è la direzione in cui sta andando il mercato del lavoro: sempre meno dipendenti, tanti consulenti fidati su cui contare. Negarlo è solo una condanna a rimanere fuori dal mercato.

L’ombra del lockdown

Freelance, consulenti, precari, l’incertezza spaventa, ma è necessario adeguarsi a questa nuova forma mentis, liquida, poiché la società sta mutando e sarebbe irrealistico pensare che insieme ad essa non muti anche il mondo del lavoro. Il covid sta solo accelerando questa evoluzione.

L’ombra funesta di un altro possibile lockdown totale ammorba le nostre viscere. Non possiamo più andare a fare aperitivo quando stacchiamo, neanche possiamo andare a smaltire un po’ di stress in palestra. Molti rimangono svegli la notte domandandosi se riusciranno ad arrivare a fine mese.

Tuttavia non abbiamo scelta, dobbiamo trasformare questa tragedia in un’opportunità: possiamo usare tutto questo tempo chiusi in casa per allargare i nostri orizzonti. Frequentare qualche corso online, leggere, studiare, o semplicemente approfittare dell’enorme potenziale di internet per creare qualcosa di nuovo.

Uscire da questa allucinante situazione arricchiti e pronti per una nuova avventura è possibile.

Alla fine di questa pandemia molte cose saranno diverse, dobbiamo imparare ad abbracciare la trasformazione, dobbiamo accogliere qualche barra obliqua nella nostra vita.

Potremmo chiamarla slash philosophy: accettare l’incertezza e trasformarla in una preziosa opportunità.

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Slash philosophy

Le rivolte che animano le piazze delle maggiori città italiane sono la manifestazione di un malessere che non potrà essere ignorato a lungo, ma sono anche il sintomo di un cambiamento profondo.

Finché le cose andavano più o meno bene molti di noi hanno preferito non vedere la realtà, ma oggi, nell’affrontare questa emergenza, gli italiani stanno cominciando a capire che lo Stato può bearsi di tante belle parole e promesse, ma di fatto non riuscirà ad aiutare tutti, non ha i numeri per farlo – perché non abbia i numeri è tutta un’altra storia.

Scendere in piazza e far sentire la propria voce è un diritto – quando non sfocia nella violenza – tuttavia ognuno dovrà poi trovare nuovi modi di integrarsi nell’incertezza, dobbiamo sforzarci di trovare un nuovo posto tutto per noi nella società, un nuovo ruolo.

L’illusione della libertà

Ruolo è la parola chiave. Nel 2016, il Professor Galimberti, a Taviano (LE), tenne un’interessante lezione sull’illusione della libertà. Partendo dall’etimologia di quest’ultima parola che si ritrova nello schiavo liberato, liberto, e quindi nel concetto di libertà dal lavoro. Allora, si domanda lui, forse la libertà non può esistere senza uguaglianza, nella fattispecie uguaglianza economica.

Si può essere d’accordo o meno con questa sua riflessione, ma Galimberti continua e spiega che oggi poi la questione è molto più delicata, poiché la libertà è strettamente legata all’identità e dunque al ruolo che ognuno riveste all’interno della propria sfera sociale. Ruolo, anche l’etimologia di questa parola è interessante: viene da rotulo, vocabolo latino che identificava il rotolo su cui era scritta la parte dell’attore a teatro. Tuttavia, continua Galimberti, nella nostra epoca un individuo è efficace e utile solo se produce. Il ruolo perciò si vota al profitto, l’identità perde spessore e la libertà sfuma tra i fumi ammalianti dei tanti oggetti con cui riempiamo le nostre vite.

Questo ingranaggio ora è inceppato. Il ruolo di molti appare ora svuotato, sformato, annichilito. Le chiusure forzate privano la maggior parte di noi di sicurezze, di identità, di libertà fondamentali e di utilità.

Che ruolo avrà nella società un ristoratore che non può più cucinare per i suoi avventori? Possiamo manifestare, possiamo andare al ristorante a pranzo per solidarietà, ma dobbiamo comprendere che alla fine di questa pandemia il mercato, e conseguentemente il mondo del lavoro, saranno diversi da come li conoscevamo e noi dovremo essere pronti. Prima del covid arrancavamo verso la cima della china, ora ci stiamo affacciando sull’orlo del fosso: bisogna imparare a saltare.

Precari là fuori, unitevi alla slash philosophy, dovete solo capire cosa scrivere dopo quella barra obliqua.

 

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Covid e slash workers. Economia italiana, report settembre.

Covid e slash workers. La fuga di cervelli all’estero

Alessandra Spallarossa
Alessandra Spallarossa
Laureata in Mediazione Linguistica alla Sapienza, per vivere lavora come consulente di comunicazione a Roma, per passione scrive, legge e insegna yoga. Ha pubblicato il romanzo "La luna crescente" (Emersioni, 2020)

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