Dopo la caduta delle prime bombe democratiche di Biden in Siria, Damasco ha condannato l’aggressione statunitense al confine con l’Iraq e ha avvertito che “ci saranno conseguenze che aggraveranno la situazione nella regione”.
Arrivano le bombe democratiche di Biden
Una nota del ministero degli Esteri di Damasco rileva che:
Un’aggressione così codarda contro aree nella provincia di Deir ez-Zor vicino al confine siriano-iracheno, contraddice il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite. Quello che stanno facendo le forze di occupazione statunitensi è un flagrante attacco alla sovranità, unità e integrità dei territori siriani e una violazione del diritto internazionale e delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza relative a questa nazione.
Inoltre nl comunicato viene sottolineato che gli Stati Uniti sono chiamati a “cambiare il loro approccio aggressivo nei confronti della Siria e a smettere di fornire supporto alle organizzazioni terroristiche che continuano ad attaccare la nazione e il suo popolo”.
L’attacco, ha riguardato l’area di Abukamal, sulle rive del fiume Eufrate, a meno di 10 chilometri dal confine con l’Iraq e a circa 470 km a nord-est di Damasco.
Anche la Russia ha censurato questa azione con le dichiarazioni del ministro degli Esteri, Sergei Lavrov:
Hanno informato i nostri militari con quattro o cinque minuti di anticipo, tale notifica è inutile quando l’attacco è già in corso. Gli Stati Uniti si trovano illegalmente nel territorio della Siria e quindi violano il diritto internazionale, inclusa la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite sulla sovranità di questa nazione del Levante.
La motivazione ufficiale di questo bombardamento sarebbe quella di rispondere agli attacchi alle basi militari USA in Iraq dei giorni scorsi.
Con questo battessimo delle bombe il neo presidente Usa Joe Biden, ad appena un mese dall’insediamento, pare voglia lanciare un duplice messaggio: all’Iran se insisterà con la minaccia di proseguire con l’arricchimento dell’uranio e a Israele, per confermare il ruolo di Washington come suo alleato principale in Medio Oriente.
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