Enrico Berlinguer e il 1 Maggio: in un editoriale sull’Unità il segretario del Pci spiegò perché la Festa dei lavoratori è la festa civile della dignità e della vera libertà. A seguire un ricordo del suo storico comizio a Frosinone del 1972.
Berlinguer e il 1 Maggio
C’è una sola festa civile che spinge gli uomini a uscire dai loro tenaci particolarismi, che supera i confini di tutte le patrie: è la festa del Primo Maggio. Centinaia di milioni di uomini e di donne, in ogni angolo della terra, si ritrovano per rinnovare l’impegno di fare del lavoro il fondamento della dignità umana, la pietra di paragone di una reale giustizia, la condizione per una libertà vera, che è liberazione dal bisogno, dallo sfruttamento, dall’ oppressione.
Enrico Berlinguer
Uno “Straordinario incontro di popolo con Berlinguer“.
Così titolava l’Unità di mercoledì 3 maggio 1972. Migliaia di lavoratori, donne, giovani alle grandi manifestazioni svoltesi a Latina e Frosinone il 1° maggio, alla vigilia delle elezioni politiche del 7 maggio 1972.
Il giornale del Pci così ricostruiva la cronaca della giornata:
“Ventimila persone in piazza a Latina. Ventimila, forse più, in piazza Frosinone: due incontri di popolo che non hanno precedenti nella storia delle due città laziali. Due incontri con il Partito Comunista e con il suo segretario generale, il compagno Enrico Berlinguer. Questi sono i dati anagrafici di un eccezionale pomeriggio di Primo Maggio. Dati che tuttavia non sono ancora sufficienti a esprimere il significato morale e politico di una giornata straordinaria… […].
I compagni di Frosinone aprono, anche in questo caso, l’incontro: parla il compagno Spaziani, parla la giovanissima segreteria della sezione di Isola Liri, Natina Gatti (Isola Liri è un comune rosso), parla infine il giovane segretario della Federazione, Luciano Ceccarelli (in realtà, il giovane segretario della Federazione era Ignazio Mazzoli; Luciano Ceccarelli era segretario della sezione del capoluogo – n.d.r.). Anche i compagni di Frosinone comunicano di avere raggiunto e superato gli iscritti del dicembre 1971, sia al partito sia alla Fgci: e non ve ne sarebbe quasi bisogno, tanto la piazza testimonia della crescente forza e vitalità del Pci.
Quando inizia a parlare Berlinguer è già tardi, oltre le nove: ma la folla è cresciuta e crescerà ancora durante il comizio, quando arrivano, di corsa, i compagni di Ceccano preceduti da un semplice striscione: «Ceccano antifascista», e si schiera accanto ai lavoratori venuti da Cassino (la città martire che ripete, in un altro striscione il suo no al fascismo). […]
Il ricordo di Angelino Loffredi
Angelino Loffredi sindaco comunista di Ceccano dal 1981 al 1985, è stato dirigente provinciale del PCI, consigliere provinciale per oltre un decennio. Così ricorda quel 1 Maggio del 1972.
Quel giorno a Frosinone ci fu una grande manifestazione. Ricordo – dice Angelino Loffredi – che da Ceccano partirono quasi 150 macchine per andare incontro a Berlinguer che veniva da Latina. La manifestazione si tenne in piazza VI Dicembre nel capoluogo ciociaro, nei pressi del Comune. Una piazza pienissima, probabilmente ci fu più gente allora rispetto alla platea che si registrò sempre a Frosinone per l’arrivo di Palmiro Togliatti nel 1963. Noi che venivamo da Ceccano parcheggiammo su Via Ciamarra, passammo poi sotto i Piloni ed il segretario della Federazione provinciale del Partito, Ignazio Mazzoli, invitò tutti quanti a fare spazio alla delegazione ceccanese. Solo noi eravamo 400 persone. La gente si spostò. C’era un grande senso dell’autodisciplina.
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