La sacca di Hirske-Zolote si stava già restringendo, con la cattura di Novoivanivka. Le truppe ucraine si sganciano, per quanto possono, ma sotto il fuoco dell’artiglieria. La strada che li porta a Bahmut è ormai interrotta.
Di Francesco Dall’Aglio*
Ucraina, nella sacca Hirske-Zolote
Nella sacca Hirske-Zolote le truppe ucraine si arrendono in massa, essendo chiaro che non sono previste azioni militari per tentare di rompere l’accerchiamento dall’esterno.
Si combatte alla periferia meridionale e occidentale di Lysychansk, mentre le truppe ancora nell’area industriale di Sjevjerodonets’k hanno cominciato stanotte a sganciarsi, sotto il fuoco nemico e con perdite molto grandi.
Tra la sacca, Sjevjerodonetsk e Lysychansk parliamo di circa 10.000 uomini e non ci sono ancora dati certi sulle perdite e sul numero dei prigionieri, quindi mi asterrò dal riportare le cifre che girano adesso.
Non è nemmeno chiaro se la ritirata si arresterà a Lysychansk, per tentare ancora una volta una difesa estrema in ambiente urbano con il rischio concreto di un accerchiamento, o se proseguirà verso la seconda linea di difesa come Zaluzhny voleva ormai da settimane – ma sempre sotto il fuoco dell’artiglieria russa, cosa che settimane fa non sarebbe successa.
Altre brutte notizie vengono dal fronte di Kharkiv, dove i russi hanno ripreso l’avanzata sia a nord della città che a est, in direzione di Stariy Saltiv; mentre a ovest di Izyium la testa di ponte sulla riva sinistra del Severskij Donec si è allargata fino a Nortsivka.
L’offensiva ucraina a sud di Vuhledar (50 km a nord di Mariupol, per intenderci) ha riportato Pavlivka sotto controllo ucraino, ma non è andata oltre; soprattutto non ha attirato ulteriori forze russe nell’area, come sperava il comando, per dare un po’ di respiro al fronte principale.
* Francesco Dall’Aglio, ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria).
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