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Migliaia di nigerini hanno marciato sabato 16 novembre per le strade di Niamey a sostegno del CNSP al potere e per denunciare i tentativi di destabilizzazione stranieri dopo l’arresto di una spia francese.
Niger, migliaia di persone marciano a Niamey per denunciare i piani di destabilizzazione
Sabato 16 novembre, migliaia di cittadini nigerini sono scesi in piazza a Niamey per manifestare il loro sostegno al CNSP, attualmente al potere, e per condannare i presunti tentativi di destabilizzazione straniera, in seguito all’arresto di una spia francese.
I manifestanti hanno anche espresso contestualmente il loro sostegno anche alle autorità burkinabe e maliane. Il Niger con questi due paesi forma l’Alleanza degli Stati del Sahel o AES.
Alla marcia hanno partecipato membri del governo al potere sotto il nome di CNSP, incluso il colonnello Ibro Amadou Bacharou, capo di stato maggiore del presidente. Erano presenti anche gli studenti e altre organizzazioni legate alle scuole.
La manifestazione si è svolta nel contesto di accuse più ampie di complotti francesi per rovesciare il regime che ha deposto Mohamed Bazoum e ha supervisionato il ritiro delle truppe francesi e statunitensi.
“La perdita del Niger è una grande catastrofe per la Francia”, ha affermato Abdourahamane Tchiani, il capo della giunta nigerina.“Non avevano intenzione di restare fermi a guardare. Faranno di tutto per tornare, ma la nostra attenzione è cambiata, siamo molto più consapevoli dei nostri nonni. Oggi gli africani padroneggiano lo strumento dell’informazione, quindi non ci possono manipolare più.”
Il colpo di Stato in Niger e l’instabilità dell’Africa occidentale
Ricordiamo che il 26 luglio 2023, un colpo di stato militare ha rovesciato il presidente del Niger, Mohamed Bazoum, portando al potere una giunta guidata da Abdourahamane Tchiani, allora generale della guardia presidenziale di Niamey.
A distanza di un anno, le conseguenze di questo evento si sono rivelate ben più ampie, estendendosi oltre i confini del Niger e intersecandosi con dinamiche regionali e globali.
Il golpe di Niamey si inserisce in un quadro già segnato dall’instabilità politica, accelerando la frammentazione e la polarizzazione degli stati dell’Africa occidentale.
Questo processo era già in corso a causa dei precedenti colpi di stato in Mali (agosto 2020 e maggio 2021) e Burkina Faso (gennaio e settembre 2022).
I tre paesi – Mali, Burkina Faso e Niger – hanno successivamente avviato una convergenza politica e militare, formalizzata nell’Alleanza degli Stati del Sahel (AES), dichiarando al contempo l’intenzione di abbandonare la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS), organizzazione regionale di cui erano membri fin dalla sua fondazione nel 1975.
Lacerazioni in ECOWAS e tentativi di mediazione
Negli ultimi mesi, gli sforzi di mediazione da parte degli stati della regione si sono intensificati, nel tentativo di evitare una rottura definitiva all’interno dell’ECOWAS. Tuttavia, questi tentativi si sono scontrati con un contesto complesso e con la crescente ingerenza delle potenze extra-africane.
Francia e Russia hanno avuto un ruolo particolarmente rilevante, perseguendo i loro interessi strategici nella regione. Anche Cina e Stati Uniti, benché con approcci differenti, sono intervenuti per proteggere le proprie sfere d’influenza, mentre l’Italia ha mantenuto una posizione più defilata.
Questi sviluppi rafforzano inoltre la competizione tra le grandi potenze, trasformando l’area del Sahel in un campo di battaglia per l’influenza geopolitica, con implicazioni che vanno ben oltre i confini africani.
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