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Israele rompe la tregua e bombarda Gaza: almeno 326 vittime, molte bambini. Netanyahu ordina l’attacco, mentre impedisce aiuti umanitari e forza nuovi esodi. Hamas cerca di riaprire i negoziati. In Israele proteste contro il governo, travolto da scandali e lotte interne.
Israele rompe la tregua e attacca Gaza
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo 2025, l’esercito israeliano ha lanciato un massiccio bombardamento su tutta la Striscia di Gaza, interrompendo unilateralmente la tregua in vigore dal 19 gennaio.
L’attacco ha colpito aree urbane densamente popolate, scuole rifugio e gli ultimi edifici residenziali rimasti in piedi, provocando almeno 326 vittime palestinesi, tra cui numerosi bambini.
I raid sono iniziati poco dopo la mezzanotte (ora locale) e si sono intensificati nelle ore successive. Fonti locali e video diffusi sui social media documentano la devastazione, mentre l’occupazione israeliana continua a impedire l’ingresso di aiuti umanitari da oltre due settimane.
Nuovo esodo forzato sotto le bombe
Oltre ai bombardamenti indiscriminati, Tel Aviv ha ordinato l’evacuazione immediata di centinaia di migliaia di palestinesi dai quartieri di Beit Hanoun, Khirbet Khuza’a, Abasan al-Kabira e Abasan al-Jadida, dichiarandoli “zone di combattimento”. Agli sfollati è stato intimato di dirigersi verso Gaza City o Khan Younis, nonostante questi stessi luoghi siano stati più volte colpiti dai raid.
L’attacco è stato deciso dal governo di Benjamin Netanyahu, che ha dichiarato “falliti i negoziati per il prolungamento della tregua”, nonostante fosse Israele ad aver ripetutamente violato il cessate il fuoco.
La reazione palestinese e la crisi interna in Israele
Finora Hamas e le altre forze della Resistenza Palestinese non hanno risposto militarmente, ma hanno denunciato l’attacco come una “condanna a morte per gli ostaggi israeliani ancora detenuti”. Il movimento ha avviato contatti con Egitto e Qatar per tentare di ripristinare il cessate il fuoco, mentre in Israele cresce la pressione interna su Netanyahu.
Il Families Forum, la principale associazione dei familiari degli ostaggi israeliani, ha condannato l’attacco e convocato proteste in diverse città, accusando il governo di mettere in pericolo la vita dei prigionieri pur di proseguire l’offensiva.
Netanyahu e lo scontro con i Servizi Segreti
Il bombardamento su Gaza è coinciso con un momento di forte instabilità politica in Israele. Netanyahu è coinvolto in un’indagine per corruzione legata a presunti finanziamenti dal Qatar e, poche ore prima dell’attacco, aveva chiesto l’annullamento della sua testimonianza in tribunale per “motivi di sicurezza”.
Parallelamente, il premier sta cercando di rimuovere Ronen Bar, capo dello Shin Bet, il servizio segreto interno, ufficialmente per “mancanza di fiducia”. Tuttavia, Bar ha respinto questa versione, lasciando intendere che il licenziamento sia legato alle sue indagini sul Qatargate, in cui figurano anche collaboratori dello stesso Netanyahu.
La crisi politica interna e la pressione dell’opinione pubblica potrebbero complicare ulteriormente la situazione, ma nel frattempo, su Gaza continuano a piovere bombe.
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