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Ormai è abbastanza chiaro che i soldati nordcoreani sono presentati dalla stampa, specie quella ucraina e quella dell’anglosfera (ma pure i nostri si difendono bene, il Messaggero soprattutto) come l’intermezzo comico del conflitto, e come un ottimo mezzo per evitare di parlare per davvero della situazione al fronte, che non sta andando benissimo.
Fronte del porno: i soldati nordcoreani nel racconto dei nostri media*
Al di là del fatto che i soldati nordcoreani li si dà già per arrivati e già al fronte, nell’ordine: hanno disertato appena arrivati (/), sono passati a combattere nelle file ucraine (), si sono portati scatolette di carne di cane () e l’hanno distribuita ai russi, saranno pagati in riso (), hanno sparato ai russi () invece che agli ucraini, e vengono cannoneggiati a più non posso con perdite enormi (il Messaggero titola “è strage” () citando il New York Times che, inutile a dirsi, non riporta niente del genere).
Ora, per aggiungere un po’ di pecoreccio all’italiana, scopriamo dall’inossidabile Di Feo che gli 11000 (pare che ci si sia messi d’accordo su questo numero) finalmente liberi dalla censura di casa loro hanno scoperto il porno (), con gravi ricadute sulla prontezza operativa delle loro unità.
Da notare la foto malandrina che accompagna l’articolo, un malizioso gioco di sguardi tra Lavrov e Choe Son Hui (nome che fa sbellicare i russi e pure gli ucraini, ma “tutto questo Di Feo non lo sa”).
Ci sarebbe da chiedersi con quali attrezzi i nordcoreani guardano il porno suddetto, visto che non hanno telefoni. Li ruberanno ai russi, ovviamente: ecco pronto il titolo per domani, e ci portiamo avanti col lavoro.
* Articolo originale su War Room – Russia, Ucraina, NATO di Francesco Dall’Aglio ricercatore dell’Istituto di Studi Storici dell’Accademia delle Scienze di Sofia (Bulgaria).
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