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Il caso Todde, che sta scuotendo nuovamente la Regione Sardegna, si inserisce in un contesto già segnato da episodi di tensione tra i poteri giudiziario e legislativo, che appaiono dei golpe regionali in guanti bianchi.
La dinamica del Caso Todde
Il collegio regionale di garanzia ha contestato alla Presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, eletta solo pochi mesi fa, alcune presunte violazioni delle norme che regolano le campagne elettorali, dichiarandone la decadenza dalla carica e provocando di fatto lo scioglimento del consiglio regionale.
Tuttavia, le fattispecie contestate non rientrano tra le uniche due previste per legge per giustificare la decadenza di un candidato eletto: la mancata dichiarazione di cui all’articolo 7, comma 6, e il superamento dei limiti massimi di spesa previsti.
La questione chiave è l’applicazione errata o estensiva delle norme che regolano l’elettorato passivo. Secondo le leggi vigenti, interpretazioni analogiche o estensive non sono ammesse in materia di ineleggibilità, incompatibilità e incandidabilità. Pertanto, il giudice ordinario competente in materia di diritti elettorali dovrebbe rigettare la proposta di decadenza.
Ancora una volta ci troviamo di fronte a una situazione di “golpe regionale” come effetto collaterale di un’azione giuridico-amministrativa.
Alcuni precedenti
Dall’episodio di Del Turco, passando per lo scandalo dei contributi ai gruppi consiliari, fino a Katyuscia Marini, presidente dell’Umbria, costretta alle dimissioni dal suo partito (guidato da Zingaretti), senza neppure essere rinviata a giudizio.
Anche il caso Toti, costretto alle dimissioni dalla Procura per il rischio di reiterazione dei reati contestati, ha comportato involontariamente lo scioglimento di un’assemblea legislativa, creando un’interferenza tra potere giudiziario e legislativo, che dovrebbero rimanere separati e indipendenti.
Nel caso Todde, assistiamo addirittura a un tentativo di scioglimento amministrativo di un’assemblea legislativa, spingendo ulteriormente il confine tra giurisdizione e governance politica.
Una lezione da apprendere
Questa vicenda dovrebbe sottolineare in rosso la necessità di rivedere le modalità di elezione e le conseguenze giuridico-amministrative ad essa associate. Un punto cruciale è la separazione tra i destini delle assemblee elettive e degli organi monocratici.
L’adozione di un sistema simile al “ticket” (elezione di presidente e vice presidente) potrebbe contribuire a stabilire un equilibrio tra il potere esecutivo e quello legislativo, evitando che la decadenza di una figura monocratica conduca automaticamente allo scioglimento dell’assemblea legislativa.
I fautori di riforme costituzionali, come quella del “premierato”, dovrebbero considerare l’importanza di mantenere distinti i percorsi di elezione e le conseguenze amministrative per garantire un equilibrio tra i diversi poteri dello Stato.
Un sistema elettorale proporzionale per le assemblee legislative potrebbe contribuire a rafforzare la stabilità politica e la qualità del processo democratico, evitando conflitti tra i poteri e garantendo una maggiore indipendenza delle istituzioni.
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