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Caso Almasri e Operazione Albania: pacco e contropacco

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Il governo italiano è impantanato mediaticamente in due vicende controverse: il rimpatrio del torturatore libico Almasri a bordo di un aereo dell’Aise e l’invio della nave militare Cassiopea in Albania con a bordo migranti soccorsi nel Mediterraneo.

Entrambi gli episodi hanno sollevato interrogativi sulla trasparenza e sull’efficacia delle politiche governative in materia di sicurezza e immigrazione.

Giorgia Meloni – raggiunta da un avviso di garanzia di sospetto tempismo- ha reagito con la solita strategia del vittimismo e l’occupazione di tutti gli spazi Tv, in perfetto stile berlusconiano. E – coincidenza! – è ripartita l’Operazione Albania.

Il caso Aise: il rimpatrio di Almasri

L’Aise, il servizio segreto estero italiano, ha organizzato il trasferimento di Osama Elmasry Njeem Habish, detto Almasri, un noto torturatore di migranti dalla Libia all’Italia, presumibilmente con l’autorizzazione del governo. Questo episodio ha suscitato critiche sia per l’operazione in sé che per le successive giustificazioni fornite dai ministeri competenti, ritenute insufficienti e poco chiare, scatena uno scontro tra governo e opposizioni, paralizzando il Parlamento.

Le attività di Camera e Senato sono state sospese fino a martedì 4 febbraio, su decisione delle conferenze dei capigruppo, in segno di protesta per l’assenza di un’informativa tempestiva sulla vicenda.

La premier Giorgia Meloni, indagata per peculato e favoreggiamento insieme ai ministri Nordio e Piantedosi e al sottosegretario Mantovano, sfoggia tutto l’armamentario classico di questi casi: “Il nostro impegno per difendere l’Italia proseguirà con determinazione e senza esitazioni”. In vista della difesa davanti al Tribunale dei ministri, ha scelto come unico legale per sé e per i membri del governo Giulia Bongiorno, senatrice della Lega, ex ministra della PA e già avvocato di Berlusconi e Salvini.

La nave Cassiopea e l’Operazione Albania

Parallelamente, il governo ha inviato la nave militare Cassiopea in Albania con a bordo 49 migranti soccorsi nel Mediterraneo. Questa operazione fa parte di un accordo tra Italia e Albania per trasferire in quest’ultima migranti provenienti da paesi considerati “sicuri” e senza documenti di identità. Tuttavia, l’operazione ha incontrato diverse criticità (è un eufemismo!)

Dei 49 migranti trasferiti in Albania, 5 sono stati immediatamente riportati in Italia: 4 minorenni e una persona vulnerabile, che non erano stati adeguatamente identificati in precedenza. Gli altri 36 bengalesi e 8 egiziani sono stati accolti nel centro di Gjader, che, dopo mesi di quasi totale abbandono e sorvegliato solo dai carabinieri, ha finalmente iniziato a ospitare i primi arrivi.

Si tratta del terzo tentativo del governo di attuare l’accordo siglato un anno fa tra i premier Giorgia Meloni ed Edi Rama. La procedura accelerata di frontiera viene applicata ai migranti privi di documenti d’identità: chi non fornisce le proprie generalità viene trasferito in Albania per consentire verifiche più rapide e procedere ai rimpatri di coloro che non hanno diritto di restare nell’UE.

Una follia organizzativa dai costi altissimi e trattati in maniera opaca. Si vocifera di lavori affidati senza gara e la stampa albanese starebbe lavorando all caso. Sarà la prossima bufera?

 

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