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Un tweet di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, riassume perfettamente l’approccio occidentale sulla questione ‘Gaza‘. In esso, l’europarlamentare celebra la liberazione di alcuni ostaggi israeliani, senza menzionare minimamente le vittime palestinesi o il contesto più ampio del conflitto. Questo messaggio, unico intervento sul Medio Oriente in settimane di dibattito, è emblematico di un problema più grande: il razzismo sistemico e il doppio standard mediatico verso i palestinesi. E intanto Israele attacca anche la Cisgiordania.
Razzismo occidentale: il silenzio sulle vittime palestinesi
Negli ultimi mesi, migliaia di palestinesi sono stati uccisi o arrestati arbitrariamente, senza che i loro nomi o volti trovassero spazio nei media occidentali. Questa sistematica de-umanizzazione non è casuale, ma parte di una narrazione che privilegia alcune vittime rispetto ad altre.
Mentre gli ostaggi israeliani ricevono una copertura dettagliata – con storie personali, immagini e una profonda umanizzazione – i palestinesi rimangono numeri anonimi, una massa indistinta senza voce.
Secondo fonti come Amnesty International e Human Rights Watch, la discriminazione verso i palestinesi non si limita ai media, ma permea le istituzioni internazionali. Le stesse istituzioni che dovrebbero promuovere i diritti umani sembrano chiudere un occhio di fronte alle sofferenze di un intero popolo.
Il silenzio di figure di spicco come Picierno è rappresentativo di questa indifferenza sistemica.
Il doppio standard: un’ingiustizia antropologica
La narrazione asimmetrica è radicata in un pregiudizio culturale che assegna valore diverso alle vite umane in base all’origine. L’umanitarismo selettivo non è solo una questione di comunicazione, ma un problema antropologico.
La disparità con cui vengono trattate le vittime israeliane e palestinesi è l’espressione di un occidentalismo che pone le vite “occidentali” o percepite come tali sopra tutte le altre.
I media europei e atlantici si concentrano su storie che rafforzano una narrativa rassicurante per il pubblico occidentale, evitando di mettere in discussione le responsabilità politiche o morali delle potenze alleate. Questa narrativa non è solo ingiusta; è profondamente disumana.
L’assenza di una presa di posizione equilibrata da parte delle istituzioni europee non è solo un errore di comunicazione, ma un segnale di complicità nel perpetuare ingiustizie. Come possiamo parlare di diritti umani universali quando è evidente che non tutte le vite hanno lo stesso valore per i leader occidentali?
E intanto Israele attacca la Cisgiordania
Neanche il tempo di annunciare la tregua a Gaza, con il fragile cessate il fuoco entrato in vigore il 19 gennaio, che il conflitto si è subito spostato in Cisgiordania.
Il 21 gennaio l’esercito israeliano e lo Shin Beth (l’agenzia d’intelligence per gli affare interni) hanno avviato un’operazione militare su vasta scala nel territorio amministrato dall’ANP, in cui è coinvolta anche l’aviazione.
Nella città palestinese di Jenin, nel nord della Cisgiordania, ieri sera, si contavano già 9 morti palestinesi e 35 feriti nell’operazione battezzata “Muro d’acciaio”.
E stavolta non c’è nemmeno il pretesto di Hamas, solo volontà di annientamento.
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