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Tra il trionfo di Trump e Musk, l’Europa diventa il nuovo campo di battaglia per i valori atlantici, con il ritorno al riarmo e il debito crescente. Mentre gli USA riducono gli investimenti, l’Europa si prepara a pagare il prezzo della strategia Neocon, con Zelensky e Putin sullo sfondo.
Trump, Musk e von der Leyen: l’Europa dei liberal capitalisti nel panico*
In mezzo al caos generato dai personaggi più controversi della scena politica e economica occidentale, l’ingenuità collettiva si scatenano tra chi adora e chi odia i protagonisti del momento: Trump, Musk e compagnia. E mentre si difendono i “sacri valori fondativi”, sorge spontanea una domanda: dove sono finiti gli attori che dominavano prima della tempesta?
Improvvisamente, sono spariti gli storici Neo-Con-Dem Americani, il cuore pulsante della finanza neoliberista, il complesso ideologico-pragmatico Atlantista, la City e buona parte di Wall Street. Si è dissolta anche la galassia di think tank, fondazioni, reti, consessi, e club esclusivi che definivano il liberal-capitalismo globale.
E in mezzo a questo smarrimento, Rampini, sempre più confuso, ci racconta di pranzi in cui si discute della possibilità di etichettare “fascista” il regime trumpiano e dei dilemmi sulla sua prossima residenza: una casa in Scozia, Toscana o Isola Greca?
Lasciamo da parte le farneticazioni di Rampini e concentriamoci su temi più concreti.
L’Europa come baluardo dell’Occidente
In un contesto globale sempre più teso, due articoli recenti, pubblicati da The Economist e Financial Times, sottolineano la necessità di un‘Europa armata fino ai denti, pronta a difendere i valori liberali atlantici contro le minacce di Russia e i traditori Trumpiani.
Nel frattempo, Keir Starmer, Primo Ministro britannico, sotto attacco da parte di Musk&Co. che preferiscono l’Ukip (che nei sondaggi è in ascesa), si reca a Washington. Lì, si chiude in stanza con Trump, il quale, alla fine dell’incontro, lo definisce un “negoziatore molto tosto”. Con l’uscita di Starmer dall’incontro, i dazi imposti al Regno Unito spariscono, mentre Trump, entusiasta, rivela di essere stato invitato “personalmente” da Re Carlo III a visitare Scozia e dintorni.
Poi, si scopre che Starmer ha offerto all’America una base per server e banche dati energetiche, oltre a ospitare sedi dislocate del nuovo complesso digitale statunitense. Con lui, entrano nello staff Powell e Mendelson, i noti strateghi Blairiani.
L’élite Londinese, da tempo disillusa dalla Brexit, riflette ora su come tornare a ricoprire un ruolo centrale nell’Occidente, bilanciando attentamente la propria posizione tra Europa e Stati Uniti.
Nel frattempo, Ursula von der Leyen, con determinazione, lancia un fondo da 800 miliardi per il riarmo europeo, aggirando i vincoli di bilancio e sfruttando una maggioranza fragile in Germania. La Bundeswehr, dopo ottant’anni di assenza dalla scena internazionale, si prepara a rientrare come forza armata di peso. Le industrie della difesa sono già pronte a festeggiare: Rheinmetall (Germania), Leonardo (Italia), Thales (Francia) e BAE Systems (Gran Bretagna) stappano lo champagne.
La strategia Neocon: Europa contro Russia
Mentre l’internazionale liberale è impegnata a fare i conti con il Trumpismo, il terreno di scontro principale rimangono gli Stati Uniti. Con le elezioni di mid-term come obiettivo, i Democratici cercano di recuperare la maggioranza, ma Trump è già pronto a proporre modifiche costituzionali per consolidare il suo potere.
Nel frattempo, l’internazionale liberale sposta l’attenzione sull’Europa. L’idea è semplice: nuovo debito per finanziare il riarmo, e von der Leyen sa bene che il “mercato” non aspetta altro. Con l’abbandono del New Green Deal, ormai evidenziato nei suoi limiti, si fa strada un “New War Deal”.
Mentre Trump riduce la presenza militare americana in Europa e diminuisce gli investimenti esteri, l’Europa subentra. Ma questi soldi, alla fine, torneranno comunque agli USA, dato che gli armamenti occidentali dipendono fortemente dalla tecnologia elettronica americana.
La strategia a lungo termine sembra essere quella di far crollare la Russia, costringendola a spendere in difesa fino al collasso, come avvenne con l’URSS. Molti dubitano che questo piano funzioni, ma i Neocon Atlantisti sono convinti del contrario.
Trump, però, non è contrariato da questa situazione. Risparmia risorse negli Stati Uniti, vende armi agli alleati e si presenta come il “poliziotto buono”, lasciando all’Europa il ruolo di “poliziotto cattivo” nella guerra contro Putin.
Nel frattempo, Repubblica rilancia l’ipotesi di un Zelensky ostracizzato, con elezioni in Ucraina e trattative in corso tra Stati Uniti e Russia per congelare il conflitto. Il gioco è lo stesso di sempre, con gli stessi attori e vittime: noi. Ma con più debito, che in futuro ci sarà chiesto di saldare attraverso tagli alla spesa sociale e privatizzazioni.
Lo schema resta invariato: i mercati si riempiono, poi arrivano le agenzie di rating a punire il debito “rischioso”.
* La fonte originale dell’articolo è Pierluigi Fagan
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