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L’inchiesta del NYT rivela il fallimento della campagna militare USA contro gli Houthi: costi esorbitanti, droni abbattuti e rischio esaurimento munizioni. Il flop ridimensiona l’ipotesi di un attacco all’Iran e allontana Trump da Netanyahu.
Guerra agli Houthi: il fallimento della campagna militare
Un’inchiesta del New York Times ha rivelato il clamoroso fallimento della campagna militare contro gli Houthi, una missione avviata dal fronte euro-atlantico come risposta a un’escalation voluta da Israele.
La strategia, concepita dal generale Michael Kurilla, si è dimostrata semplicistica e inefficace, causando non solo gravi perdite economiche, ma anche un significativo danno d’immagine per gli Stati Uniti e i loro alleati.
Un disastro economico e strategico
Tra le rivelazioni più sconcertanti dell’inchiesta emerge il costo esorbitante dell’operazione: oltre un miliardo di dollari in soli 30 giorni. Nonostante l’uso massiccio di avanzati sistemi d’arma – incluse portaerei, bombardieri B-2, caccia F-16 e F-35, sistemi Patriot e Thaad – i risultati sul campo sono stati disastrosi.
Gli Houthi sono riusciti ad abbattere sette droni del valore di 30 milioni di dollari ciascuno e sono andati vicini a colpire diversi F-16 e persino un F-35. Questo è un duro colpo alla supremazia tecnologica che il fronte euro-atlantico sperava di affermare in una guerra considerata dall’inizio quasi scontata.
Il generale Kurilla, responsabile dell’operazione, ha sottovalutato l’efficienza militare degli Houthi, considerati un nemico “ideologicamente arretrato e radicale”, ma rivelatisi ben più sofisticati del previsto.
Esaurimento delle munizioni: il rischio per Taiwan
Un altro aspetto preoccupante della campagna è stato il consumo eccessivo di munizioni di precisione, al punto da allarmare il Pentagono. L’alta velocità con cui i missili venivano lanciati, spesso senza successo, ha portato i vertici militari a temere che, in caso di un conflitto diretto con la Cina per Taiwan, gli Stati Uniti possano trovarsi senza risorse strategiche adeguate.
Questo dettaglio non è passato inosservato, poiché il confronto con Pechino rappresenta la priorità strategica per Washington. La scarsità di munizioni, dunque, compromette la capacità di risposta rapida a un’eventuale aggressione cinese, rivelando una preoccupante vulnerabilità.
Un fallimento militare che ridimensiona i piani contro l’Iran
La disfatta in Yemen solleva anche dubbi su un possibile attacco militare al programma nucleare iraniano, ipotesi sostenuta dai segmenti neocon e dalla fazione pro-Netanyahu della diaspora. Gli Stati Uniti, infatti, hanno dimostrato di non poter garantire una vittoria rapida e sicura contro nemici ben meno potenti di Teheran.
Inoltre, la recente incapacità di Israele di intercettare un missile balistico, nonostante lo scudo difensivo fornito dagli USA, mette ulteriormente in discussione la credibilità di una campagna militare contro l’Iran. Senza il costante supporto americano, l’imperialismo israeliano si rivela sempre più vulnerabile e dipendente, evidenziando la radicalizzazione della società israeliana che vede nella forza militare il principale strumento di legittimazione.
Contraddizioni interne e geopolitiche: tra Trump e Netanyahu
La situazione mette anche in luce una frattura politica negli Stati Uniti: la base elettorale di Donald Trump, rappresentata dai sostenitori del movimento MAGA, non vuole nuove guerre in Medio Oriente, puntando invece su una politica estera più isolazionista.
La crescente distanza tra Trump e Netanyahu è emblematicamente rappresentata dalla fallimentare campagna contro gli Houthi, che dimostra come l’insistenza israeliana su risposte militari rischi di alienare il sostegno di una parte significativa dell’elettorato americano.
Di fronte a questa situazione, Teheran potrebbe intravedere un’opportunità diplomatica. Dimostrare ai “falchi” interni che il dialogo con l’Occidente parte da una posizione quasi paritaria potrebbe favorire la ricerca di un compromesso. La debolezza statunitense nel Mar Rosso, infatti, potrebbe incentivare la Repubblica Islamica a proseguire sulla strada delle trattative, riducendo la possibilità di un confronto diretto e aprendo la strada a un accordo più bilanciato.
Fallimento militare e riflessioni strategiche
La campagna militare contro gli Houthi è stata un disastro sia sotto il profilo strategico sia sotto quello politico. Ha rivelato l’incapacità degli Stati Uniti di affrontare guerre “asimmetriche” contro forze irregolari e, soprattutto, ha ridimensionato l’idea di una soluzione militare contro l’Iran.
La comunità internazionale, ora più che mai, deve fare i conti con la realtà: le guerre in Medio Oriente non si vincono con la superiorità tecnologica e gli interventi militari rischiano di compromettere ulteriormente l’equilibrio globale.
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