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Democrazia Siriana: ipotesi sul futuro di Damasco

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Il futuro della Siria è incerto e influenzato da una molteplicità di fattori storici, geopolitici e socio-economici. Proviamo ad esplorare alcuni scenari potenziali.

Siria: la dimensione storica e geografica

La Siria, con una popolazione stimata tra i 18 e i 24 milioni di abitanti (inclusi milioni di rifugiati all’estero), è un paese giovane in termini di identità nazionale, con un’esistenza come Stato indipendente di appena un secolo.

Prima di ciò, era una regione degli imperi musulmani, caratterizzata da una struttura multi-etnica e multi-religiosa. La sua geografia la colloca in una posizione strategica, incastonata tra Turchia, Levante mediterraneo, deserto arabo e Iraq. Tuttavia, tale posizione la rende vulnerabile alle pressioni esterne e interne.

L’eredità coloniale e l’assetto post-coloniale

Dalla spartizione dell’Impero ottomano, la Siria si è trovata sotto il mandato francese fino al 1946. Successivamente, il partito Ba’th ha dominato il panorama politico per oltre sessant’anni, creando un sistema laico e militarizzato.

La centralità dei militari nella società siriana ha origini coloniali, quando l’esercito era l’unico strumento di mobilità sociale per un’aspirante borghesia locale. Questo modello ha però contribuito a creare un sistema autoritario, fondato su un equilibrio instabile tra le diverse componenti etniche e religiose.

Il ruolo delle potenze esterne

La guerra civile iniziata nel 2011 ha trasformato la Siria in un campo di battaglia per attori regionali e internazionali. Turchia, Israele, Giordania e Arabia Saudita non hanno interesse a vederla ricostituita come un’entità sovrana forte.

Al contrario, un paese frammentato permette loro di mantenere il controllo sulle dinamiche regionali. Russia, Iran e Cina hanno sostenuto il governo di Bashar al-Assad fino alla sua caduta, mentre gli Stati Uniti si sono concentrati soprattutto sulla questione curda, non per filantropismo ma per il controllo delle loro aree che ‘casualmente’ sono anche quelle petrolifere. Di fatto Washington ha da anni espropriato le risorse energetiche siriane, una rapina di fatto, contribuendo al disfacimento dello Stato.

Prospettive di governance: dal salafismo al califfato “2.0”

Un attore emergente nel contesto siriano è al-Jolani, ex jihadista riabilitato dall’Occidente – in uno dei tipici salti mortali dei media nostrani – che propone un califfato “2.0”.

Questo modello, che cerca di combinare ideali islamici tradizionali con un approccio più moderato e inclusivo, si scontra con la recente storia del salafismo violento e le rivalità ideologiche interne all’islam politico.

Un simile progetto potrebbe creare tensioni con i regni del Golfo e con le potenze occidentali, in quanto aspirerebbe a unificare i musulmani sotto una nuova visione califfale.

La crisi economica e la ricostruzione

La Siria è uno stato fallito dal punto di vista economico, con il 35% della popolazione che vive in condizioni di povertà estrema.

La ricostruzione del paese richiederebbe investimenti stimati fino a 360 miliardi di dollari, una cifra che al momento nessun attore internazionale sembra disposto a fornire.

La dipendenza dal credito iraniano, russo e cinese non offre una soluzione sostenibile, mentre la produzione di petrolio, fosfati e narcotici (come il captagon) non è sufficiente per rilanciare l’economia.

Scenari futuri

  • Uno stato islamico moderato: Se al-Jolani riuscisse a consolidare il suo progetto, potrebbe emergere una nuova forma di governance, ma questa rischierebbe di essere in aperta competizione con i regni arabi del Golfo.
  • Instabilità permanente: Le tensioni interne e le interferenze esterne potrebbero perpetuare uno stato di frammentazione e conflitti locali.
  • Un regime autoritario sostenuto da potenze esterne: Un ritorno a un sistema centralizzato e militarizzato potrebbe avvenire, ma solo con il sostegno di una potenza significativa e a costo di una dittatura feroce.

La Siria si trova in una condizione entropica che favorisce il disordine, complicando qualsiasi tentativo di costruzione politica stabile. La possibilità di un progetto unificante e sostenibile sembra al momento remota, lasciando la regione in un equilibrio precario.

 

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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