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Addio a Ngũgĩ wa Thiong’o, maestro della letteratura africana e voce della decolonizzazione culturale

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È morto all’età di 87 anni ad Atlanta, negli Stati Uniti, lo scrittore e intellettuale keniano Ngũgĩ wa Thiong’o, una delle voci più importanti della letteratura africana contemporanea. Nato nel 1938 a Kamiriithu, in Kenya, con il nome di James Ngugi, è stato un instancabile critico del colonialismo e un paladino delle lingue indigene, che ha difeso con coerenza e radicalità per tutta la vita.

Ngũgĩ wa Thiong’o e la rivoluzione linguistica: dall’inglese al kikuyu

Ngũgĩ esordì in inglese con romanzi che divennero rapidamente classici della letteratura postcoloniale, come Weep Not, Child (1964) e A Grain of Wheat (1967), in cui esplorava le ferite lasciate dal colonialismo britannico in Kenya. Ma fu nel 1977 che compì la svolta più significativa della sua carriera: decise di abbandonare l’inglese per scrivere esclusivamente in kikuyu, la sua lingua madre, scelta che considerava un atto politico e culturale di decolonizzazione.

Questa decisione culminò con Devil on the Cross, romanzo scritto interamente su carta igienica durante la sua detenzione senza processo, dopo aver co-sceneggiato una pièce teatrale ritenuta sovversiva dal regime keniano. Il suo attivismo lo portò all’esilio nel 1982, dopo la distruzione da parte delle autorità del Kamiriithu Community Education and Cultural Centre, da lui fondato.

La voce dell’Africa in esilio

Costretto a lasciare il Kenya, Ngũgĩ proseguì la sua opera intellettuale negli Stati Uniti, dove insegnò in alcune delle università più prestigiose, tra cui Yale, NYU e la University of California, Irvine, dove fondò l’International Center for Writing & Translation. Nel 1986 pubblicò Decolonising the Mind, uno dei testi più influenti sulla necessità di liberare la cultura africana dai retaggi coloniali, considerato un manifesto per la decolonizzazione linguistica e intellettuale del continente.

Una produzione potente, tra satira e resistenza

Con romanzi come Petals of Blood, Matigari e Wizard of the Crow, Ngũgĩ ha saputo unire realismo, mitologia africana e satira per denunciare ingiustizie, autoritarismi e corruzione. Anche negli ultimi anni della sua vita, lo scrittore non ha smesso di innovare: nel 2021 il suo romanzo epico The Perfect Nine, scritto in kikuyu e auto-tradotto in inglese, è stato finalista all’International Booker Prize, segnando un ulteriore riconoscimento internazionale del suo talento e del suo impegno.

Ngũgĩ wa Thiong’o lascia un’impronta indelebile nella storia culturale del continente africano. Non solo per la sua produzione letteraria, ma per l’esempio di coerenza, resistenza e militanza culturale. Padre di nove figli, quattro dei quali scrittori, ha ispirato generazioni di autori e lettori in tutto il mondo.

A lungo minacciato, perseguitato, aggredito anche fisicamente al suo ritorno in Kenya nel 2004, Ngũgĩ non ha mai rinunciato alla sua battaglia per la giustizia e la valorizzazione delle culture africane. Come amava dire: “La resistenza è il miglior modo per restare vivi”. Con la sua scomparsa, il mondo perde un maestro, ma resta viva la sua lezione: che ogni lingua, ogni storia, ogni popolo ha il diritto di esistere, raccontarsi e lottare per la propria libertà.

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