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Carlo Calenda, in TV, svela l’idea bocconiana di dittatura: è tale ogni Stato che controlla l’economia. Ergo, Putin sì, Pinochet no. Una logica che giustifica il saccheggio economico e la guerra per la “libertà di profitto”, oggi chiamata democrazia.
L’onesto Calenda e le ‘dittature’
In una comparsata televisiva il feldmaresciallo della “Brigata Parioli” Carlo Calenda, tutto elmetti e passo dell’oca quando sotto lo sguardo vigile di mammina avanza fiero dalla cameretta al lungo corridoio per approdare al doppio salone, ha illustrato, in un fanciullesco impeto di ingenuità, cosa intendono i bocconiani di “sinistra” quando parlano di dittatura.
Per Calenda, e l’ebetismo manageriale da lui incarnato, è dittatura ogniqualvolta lo Stato controlla l’economia. Ergo Putin è un dittatore. Seguendo questa traccia interpretativa Pinochet no, perché Pinochet dava libero sfogo agli agenti di mercato.
Qualcuno potrà pensare a una gaffe, a un errore di comprendonio, a una sofisticazione dialettica per vincere il dibattito televisivo. E invece questa è la tipica argomentazione sulle dittature che i reazionari di ogni età portano avanti con orgoglio revanscista; quasi sempre per salvare il fascismo.
Le dittature, tutte uguali tra loro, si caratterizzano proprio per impedire lo sfogo libero della concorrenza di mercato, della scintilla d’impresa, del libero commercio quale diritto umano.
Qualsiasi Stato in grado di assicurare questa fondamentale libertà, rivolta sempre e comunque agli interessi occidentali, si può fregiare della qualità democratica. L’Arabia Saudita per esempio. Chi non si attiene a questa piccola, precisa, insignificante regolina è un nemico da fronteggiare armi in pugno.
Ecco, il fanciullino Calenda, finalmente, scopre il velo d’ipocrisia che regna dietro alla retorica sul sogno europeo. Chi non accetta le regole di profitto del capitalismo occidentale va saccheggiato con la ferocia delle bombe e per far questo i giovani e i lavoratori europei dovranno combattere e rinunciare a sanità, istruzione, welfare, casa, futuro, salario.
Tutto per la libertà di profitto, che nella neolingua, oggi imperante, viene definita “democrazia”.
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