www.kulturjam.it è un quotidiano online indipendente completamente autofinanziato. Il nostro lavoro di informazione viene costantemente boicottato dagli algoritmi dei social. Per seguirci senza censure, oltre alla ricerca diretta sul nostro sito, iscrivetevi al nostro canale Telegram o alla newsletter settimanale.
Ezio Mauro, nel suo sermone d’inizio anno su Repubblica, critica le nuove destre come causa del declino della liberal-democrazia. In realtà, il neoliberismo e le riforme delle sinistre liberali hanno scosso l’albero democratico, lasciando alle destre i frutti caduti. Un’analisi che dimentica le vere radici della crisi democratica e mostra l’incapacità di autocritica.
La malinconia politica di Ezio Mauro
– Fausto Anderlini*
Un presuntuosetto accecato dal narcisismo, così, prendendo a prestito da Sara Wagenknecht (l’unico politico, donna, che sulle orme di Rosa Luxemburg ha scritto un libro di analisi, invece che un glossario di facezie biografiche e altre banalità, se non un feuilleton simil-letterario, come in uso nei politici nostrani) si potrebbe definire Ezio Mauro tal quale si è ripresentato avantieri col suo sermone d’inizio anno sull’organo di Gedi. “La nuova destra e l’equilibrio dei poteri“. Vera e propria calzetta della befana piena di buchi.
Una dolente riflessione sul tramonto dello stato liberal-democratico e sull’ingresso nella post-democrazia per opera delle nuove destre dove svettano Trump, Orban, Erdogan, Fico e altri figuri, fra i quali, con una certa forzatura viste le numerose prove di fedeltà al talmud euro-atlantico, anche la nostrana Underdog (Meloni), tutti prodromici al dispotismo sanguinario del capo di tutti gli autocrati (Putin) e con l’ausilio, anche a sinistra, di populisti travestiti da progressisti. Cioè da Conte, personaggio così familiare da non dover essere neanche nominato, perpetuum indelebile nel malleus maleficarum dei nemici della liberal-democrazia, un chiodo fisso, una ossessione paranoica pari solo alla russofobia.
In effetti se un fedele dello stato di diritto sino alla pignoleria legalista si colloca fuori dal mainstream euro-atlantico, scartando fra Trump e la Harris e rifiutando di armare l’Ucraina sino alla vittoria, costui deve essere necessariamente un populista camuffato, e della specie più infida: un populista marrano.
Ma veniamo al nostro. Le pulsioni illiberali mirano a scardinare lo Stato di diritto liberal-democratico novecentesco, cioè le costituzioni dei `trenta gloriosi` varate dopo la sconfitta del fascismo. Così scrive. Una perfetta cornice di regole, vincoli e controlli che secondo la destra avrebbe ormai fatto il suo tempo. E da mò! verrebbe da dire.
Mauro pensa alla liberal-democrazia come fosse un prodotto adamantino calato dall’alto della ragione, trascurando le ragioni storiche-materiali che sono state alla base dell’edificazione degli stati di diritto: la forza dei partiti democratici di massa acquisita con la caduta del fascismo, e di quelli del movimento operaio in specie, la sfida sociale competitiva costituita dall’Únione Sovietica, il successo delle economie miste con ampio ruolo dello Stato, il pluralismo sociale, il ruolo dei grandi sindacati e le molteplici articolazioni politiche e istituzionali, con largo spazio consegnato al conflitto e alla mediazione di domande sociali a sfondo egalitario, in sintesi il compromesso di classe su basi avanzate e dinamiche che è stato il tratto distintivo delle Costituzioni post-belliche e di quelle più tardive in uscita dal fascismo iberico.
Ora questo modello non è stato affatto incrinato dalle destre `populiste`, bensì dal trionfo del neoliberismo, ovvero da una forma sfrenata di neo-economicismo che ha rotto il compromesso sociale e con esso tutti gli elementi di equilibrio dei sistemi democratici.
Furono i think thank della finanza alfieri del neoliberismo (come la JPMorgan) a proclamare la fatwa contro gli elementi di socialismo e l’affluenza di regole, controlli e articolazioni pluralistiche delle costituzioni europee. Appello infine raccolto dalle sinistre piegate e intimidite dalla riscossa neo-liberista nonchè lusingate dal fatuo bengodi dischiuso dal crollo del comunismo e dalla proclamata `fine della storia`.
Semplificazione, direttismo, concentrazione del potere nell’esecutivo. Velocità. Nel quadro di uno Stato minimo e resiliente, sussidiario, quanto obbediente all`interesse convergente dell`establishment economico-finanziario e delle epistocrazie burocratiche dei sistemi ordinatori a-politici.
In un vortice paradossale: concentrazione del potere in uno stato per lo più spoglio per rendere più veloci e non contrattabili decisioni orientate alla devoluzione del potere ad istanze extra-nazionali. Con il risultato di spalancare le porte al neo-sovranismo della destra, in sè assolutamente coerente: La cornice dello Stato-nazione come unico ambito nel quale la concentrazione di potere ha un senso (quantomeno politico).
La destra non è stata la causa dello smantellamento delle istituzioni liberal-democratiche. Ha piuttosto raccolto i frutti caduti dall`albero scossato dagli aporetici e sedicenti liberal-democratici. E non è neanche il caso di ricordare che qui da noi, come altrove, è stata la sinistra di nuovo conio `liberale` a interpretare con più zelo le cosiddette riforme istituzionali.
Rammento ancora quanto un ‘celebre` costituzionalista renziano tuonava contro la `sindrome del tiranno` da debellare dalla costituzione. Sicchè esorcizzata la tirannia i pieni poteri potevano finalmente essere concessi al premier. O al caso, in condizioni di stallo, alla presidenza e a una tecnocrazia senza legittimazione (come si e` verificato a più riprese). E adesso Mauro e il dolente seguito dei riformisti liberal-democratici piangono inorriditi davanti al premierato solo perchè la destra se ne fa a sua volta interprete. Siamo veramente alla più patetica indegnità intellettuale.
A breve Ceccanti (il costituzionalista di cui sopra e il resto della compagnia di “Libertà uguale”, perfino con il Cassese, si riuniranno a Orvieto per incoronare quel mesto eurocrate di Gentiloni, avendo la Schlein esaurito il suo compito (la finta svolta a sinistra).
Sono sempre lì, in servizio permanente effettivo, perseveranti diabolici, la vera garanzia sulla vita eterna della destra. L’euforia di uno stato malinconico permanente. Una nevrosi, vero epicentro inconscio del Pd.
Ma non finisce qui. Mauro se la prende anche col `direttismo leaderistco, sino a inorridire. “Il cittadino e il leader messi gli uni di fronte all`altro senza più intercapedini¨ per conferire a quest`ultimo la potestà suprema, il dominium… Eppure questo declamato schifo, parodia neo-weberiana della lotta alla razionalizzazione burocratica, è stato (ed è tutt’ora) il cardine fondativo del Pd.
Repubblica, un intera era passata a demonizzare le oligarchie di partito e il funzionariato dei partiti di ìscritti con le loro pesanti bardature, le primarie come fonte identitaria per aprire il campo a una leadership senza lacci e lacciuoli, per poi trovarsi ad accusare la destra del malfatto. Una aberrazione di fronte alla quale persino Prodi, adesso, fa marcia indietro, coi suoi ‘asinelli` cattolici, riverniciati di neo-guelfismo (Del Rio e Ruffini come Rosmini) sebbene al netto di ogni autocritica. Mentre Veltroni, tra un romanzetto e l’altro, ancora rimane attaccato al sogno che la destra ha reinterpretato nell’unico modo possibile. Come incubo.
Ma ci facciano il piacere! Se non siete capaci di un’autocritica, almeno state zitti.
* Dalle riflessioni social di Fausto Anderlini
Sostieni Kulturjam
Kulturjam.it è un quotidiano indipendente senza finanziamenti, completamente gratuito.
I nostri articoli sono gratuiti e lo saranno sempre. Nessun abbonamento.
Se vuoi sostenerci e aiutarci a crescere, nessuna donazione, ma puoi acquistare i nostri gadget.
Sostieni Kulturjam, sostieni l’informazione libera e indipendente.
Leggi anche
- Anche nel 2025 il genocidio palestinese è la campana che suona per noi
- Il paradosso neoliberale: quando è totalitarismo tutto ciò che non è ‘liberal’
- L’ipocrisia dei media italiani: Cecilia Sala e la libertà d’informazione a senso unico
- 1983 e quel Pino Daniele come non l’avete mai sentito
E ti consigliamo
- Shidda
- Noisetuners
- Novecento e oggi
- A sud dell’impero. Breve storia della relazione sino-vietnamita
- Sintropie. Mondo e Nuovo Mondo
- Musikkeller, un luogo-non luogo
- Breve guida per riconoscere il “coatto”
- Achab. Gli occhi di Argo sul carcere
- La terra di Itzamnà: alla scoperta del Guatemala
- Dittature. Tutto quanto fa spettacolo: si può essere ironici su temi serissimi e al contempo fare opera di informazione e presidio della memoria?
- Il soffione boracifero: ritorna dopo 10 anni il romanzo cult
- Cartoline da Salò, nel vortice del presente