L’Europa che verrà sta costruendo la sua nuova identità per procura, basata sul mito ancestrale del sangue degli altri, dei martiri e degli eroi, e la catasta di cadaveri come monumento.
Sangue e morte: l’Europa che verrà
Di Fausto Anderlini*
Una ventata di irrazionalismo sta spirando sull’Europa, alla quale, per ora, solo Papa Francesco, col suo umanesimo accorto e il suo pacifismo pragmatico sembra opporsi.
Basta vedere l’accoglienza riservata a Zelensky nelle capitali europee. Slava Ukraini, Herojam slava! Il grido di guerra del nazionalismo ucraino assunto come emblema del nuovo spirito europeo.
Sunak, il super miliardario anglo-indu ora premier conservatore della GB, che paragona Zelensky a Churcill e in preda all’estasi lo celebra come fonte di ispirazione. Mattarella non è da meno. Dai suoi occhi volpini sprizza lo stesso bagliore a suo tempo riservato a Draghi.
Si presenta ovunque come una Madonna pellegrina, con la sua mise casual militare e i capi di stato lo toccano e lo baciano colmi di ammirazione. Come a carpirne la taumaturgica magia. L’eroe che viene dal fronte. Il mana di quest’uomo ha qualcosa di una nuova religione, un vero e proprio neo-identitarismo bellico e necrofilo.
Quell’oscuro martirio tanatologico che sembra finalmente coprire la lacuna di senso della tecno democrazia economicistica che per decenni ha tarato l’Europa felix e pacifica. L’europa beata irenica e mediocre che sembrava finalmente sedata dalla vocazione all’olocausto ideologico e nazionalista.
L’inno alla gioia recitato all’insegna di un inedito istinto di morte. C’è in questa evoluzione qualcosa di impressionante. Di orrorifico e insieme grottesco. L’identità nuovamente basata sul mito ancestrale del sangue, dei martiri e degli eroi, la catasta di cadaveri come monumento, un anelito suicida, che mette fine al ludico e scanzonato intimismo della post-modernità e dell’individualismo neo-liberista, con le sue passioni dolci ed effimere.
Però una identità sanguinolenta per procura, alimentata col sangue degli altri, sebbene col contributo delle armi europee.
* Grazie a Fausto Anderlini
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