In tutte le guerre, il corpo delle donne diventa oggetto di contesa e alibi per qualsiasi presunta difesa della patria e della razza. Come ha fatto Gramellini sulle pagine del Corriere.
Di Marta Collot*
Gramellini e il corpo della donna per la propaganda
Gramellini paragona la Nato a una donna stuprata. Questo è il livello dell’informazione, o per meglio dire della propaganda di guerra, che i media ci stanno riservando in queste settimane.
Il Corriere della Sera prenda le distanze da queste dichiarazioni abominevoli. Se non lo vogliono fare per la dignità intellettuale delle loro lettrici e dei loro lettori, lo facciano almeno per i morti che questa guerra sta provocando e per tutte le donne che quotidianamente subiscono violenza e abusi, in Italia e nel mondo.
In tutte le guerre, il corpo delle donne diventa oggetto di contesa e alibi per qualsiasi presunta difesa della patria e della razza.
Nel passato recente abbiamo assistito a questo fenomeno nei lunghi anni della cosiddetta guerra al terrore, la stessa in cui mentre si diceva di voler difendere i valori e le libertà occidentali, si sono foraggiate per anni le organizzazioni del fascismo islamico e si è ostacolata la resistenza laica e progressista delle combattenti sul campo.
Siamo quindi ben vaccinate dalla schifosa retorica che viene fatta per conto nostro, e anche in questo caso rispediamo al mittente il maldestro tentativo: NON IN NOSTRO NOME!
Marta Collot, portavoce di Potere al Popolo
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