La filosofia può aiutare come percorso per affrontare la problematicità e le crisi del particolare momento storico che stiamo vivendo?
La filosofia, la pratica perduta e la crisi
Una vita senza ricerche non è degna per l’uomo di essere vissuta, così Socrate (Atene 469-399 a.C.) sintetizzava la sua vita condotta filosoficamente, difendendosi dall’accusa di corrompere i giovani e di eresia nell’Atene del V Sec.
Di ciò abbiamo testimonianza nell’Apologia di Socrate, scritta dal suo più celebre allievo, Platone (Atene 427-347 a.C), che assisterà incredulo al processo e alla condanna a morte del più saggio fra i greci, come aveva sentenziato l’oracolo di Delfi.
Che giustizia mai è quella che processa e manda a morire il saggio fra i saggi così come indicata dalla voce divina?
Questo evento storico cambiò il corso della vita stessa di Platone. Ad una iniziale decisione di intraprendere la carriera politica, cambiò per dedicarsi interamente alla filosofia.
Questo perché veniva concepita come il mezzo per tentare di eliminare l’ingiustizia nella società civile, rendendo i politici filosofi. Platone provò a realizzare praticamente il suo progetto filosofico, culturale.

Il filosofo e il filosofare
Tale episodio storico, condizionante la vita di persone in carne ed ossa, già di per sé andrebbe a smontare il noto giudizio negativo sull’inutilità della filosofia.
È vero che questa, nel corso della sua storia, si trasformò da atteggiamento guida la propria singola vita a disciplina scolastica-universitaria (filosofia-come-disciplina), giungendo oggi a noi come dottrina che viene studiata in particolari luoghi istituzionali, quali la scuola e l’università.
Il filosofo è uno studioso, il filosofare è quella particolare attività di ricerca e studio che adotta un linguaggio specialistico, circolante fra pochi addetti ai lavori, con una particolare letteratura e una specifica tradizione.
Tuttavia l’atteggiamento filosofico, l’esigenza di condurre una vita filosoficamente, non è mai scomparso del tutto.
Pierre Hadot, studioso francese della filosofia antica, coglie molto bene il nesso fra discorso filosofico e vita filosofica. La filosofia nell’epoca antica, in particolare con Socrate, è un modo di vivere, un’arte della vita. Questa è il punto di partenza, la propria vita presa nella sua singolarità, nel suo quotidiano.
La filosofia può aiutare? Le crisi, la pratica
Negli ultimi tempi anche per la filosofia contemporanea le cose sono cambiate ed alcuni filosofi volenterosi e coraggiosi l’hanno riportata a confrontarsi con i problemi che affliggono tutti noi.
Non più i massimi sistemi teorici, concettuali, ma i problemi di senso che ognuno può incontrare nella propria esistenza (cos’è per me l’amore, l’amicizia, la famiglia, ecc.), i dilemmi esistenziali (cosa devo scegliere, come comportarsi), crisi personali, ecc.
È la pratica filosofica, movimento filosofico sorto intorno alle metà del Novecento e che riunisce tutta una serie di attività che hanno in comune un tempo e uno spazio per filosofare insieme (con-filosofare).
Si tratta di attività consulenziale a due, Caffè filosofici, P4c (filosofica con\per i bambini), Dialogo Socratico, vacanze filosofiche, passeggiate filosofiche, laboratori filosofici, solo per citarne alcune.
In esse la filosofia si propone come percorso (filosofia-come-percorso), in cui ciascuna persona diventa la protagonista a partire dalla “propria filosofia”. Essa è intesa come concezione generale della realtà e del proprio legame con essa, partendo dai problemi che la realtà stessa pone.
Ma soprattutto, dalle domande che essi pongono e impongono.

La filosofia può aiutare? Cominciare dal non sapere
Il mondo di per sé è problematico, fonte di problemi, ovvero di ostacoli nel senso etimologico del termine, di fronte ai quali, tuttavia, ciascuno dispone di un atteggiamento filosofico che sonnecchia nell’inconsapevolezza.
Esso è caratterizzato dalla meraviglia (in greco thaumàzein), dalla capacità di sorprendersi di fronte all’imprevedibilità delle cose, che possono essere positive o negative. Dalla conseguente capacità di porsi domande, principio delle risposte e della capacità di impegnarsi nella ricerca per trovarle.
Gli stessi filosofi greci ci insegnano che il domandare è più difficile che rispondere.
Per domandare in modo autentico, dobbiamo prendere consapevolezza del nostro non-sapere.
È dalla nostra ignoranza a partire dalla quale, con umiltà, possiamo costruire domande autentiche che ci conducono a risposte autentiche, attraverso la nostra personale ricerca.
Tutto ciò nel segno della responsabilità e della libertà di cui ciascuno dispone: non possiamo delegare agli altri le nostre domande.
L’ufficio filosofico
Ciascuno è chiamato a dare da sé le risposte alle proprie domande. Proprio sotto l’influsso di questa antica saggezza filosofica di matrice socratica, le pratiche filosofiche hanno conosciuto un ulteriore assestamento. Nel 1981 il filosofo tedesco Gerd Achenbach aprì la prima Philosophische Praxis, letteralmente ufficio filosofico.
È li che si svolge una precisa attività professionale svolta da un professionista filosofico, il consulente filosofico, il filosofo pratico, che riceve nel suo studio persone, gli ospiti, che desiderano chiarire il senso della propria vita.
Cominciamo, allora, a filoso-fare da subito, qui e ora, senza tentennamenti.
Ad un ipotetico ospite che ci richiedesse una consulenza filosofica per affrontare la problematicità del particolare momento storico che stiamo vivendo, per cominciare la ricerca filosofica in comune, potremmo chiedere:
Qual è il senso della tua vita in questo momento che tutti noi stiamo affrontando?
Perché formulare una domanda simile? Come sosteneva Friedrich Nietzsche (Rökken 1844–Weimar 1900): Se si possiede il proprio perché della vita, allora si va d’accordo con qualunque ogni come (Crepuscolo degli idoli).
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