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Caro amico calendiano ti scrivo: facciamo i conti della serva

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Caro amico calendiano, noi non siamo come te: non eroi, non puri, non devoti all’agenda Draghi. Siamo solo gente qualunque, schiacciata da inflazione, bollette e ipocrisie. Tu sogni armi e sacrifici, noi solo di arrivare a fine mese. Ma tranquillo: passerà. Forse sotto le bombe.

Caro amico calendiano ti scrivo

Non tutti sono eroi, idealisti, coraggiosi, non tutti sono calendiani, picierniani o ex renziani (e quasi sempre questi termini si sovrappongono), persone che hanno fatto dei propri principi una guida incrollabile, che hanno lottato per la giustizia, contro le ingiustizie sindacali, per ridare libertà ai lavoratori contro le strutture oppressive del lavoro. Non tutti siamo quelli che hanno combattuto per liberare le persone dai loro pregiudizi, come quello del posto fisso o delle garanzie sociali.

Non tutti sono animati da un tale spirito di libertà, come te, caro amico calendiano. E noi che non siamo mai riusciti ad abbracciare i grandi totem come l’agenda Draghi a causa della nostra limitata costituzione psichica, del nostro degrado morale, del nostro utilitarismo che sfiora l’indecenza, ecco, noi siamo costretti a fare i conti della serva, anche quando ci troviamo in una guerra ibrida.

Sordi a ogni appello a un’epica di coraggio, la nostra ossessione quotidiana è che una famiglia media, e noi siamo persone così medie, quasi ordinarie, ha perso, per esempio, solo a causa delle sanzioni, 2.421 euro in più nel corso dell’ultimo anno. 2.421 euro svaniti, senza lasciare traccia, spariti dalle nostre tasche.

E la notte, noi non sogniamo più, non piangiamo per il coraggio dei filosofi o degli eroi dell’ Azov, non troviamo nemmeno il tempo di solidarizzare con l’esercito ‘più morale al mondo’ che a Gaza ha trasformato la Striscia in un “campo di sterminio“, come ha detto quell’antisemita del Segretario dell’ONU.

Noi, in fondo, non aspiriamo nemmeno alla ‘grandeur macroniana‘. Noi siamo vili, lo ammettiamo. Noi semplicemente vogliamo arrivare a fine mese.

Lo so, è un obiettivo così meschino da sembrare appartenere all’ultimo uomo, ma noi siamo davvero così simili a lui, così piccoli, insignificanti.

Vorremmo solo non aver perso l’8% del nostro potere d’acquisto. Lo so, siamo gretti, volgari, ma ogni 1.000 euro fanno 80 euro, e in un anno, questa somma fa una bella differenza.

Ci toglie il sonno il fatto che se avevamo 10.000 euro in banca, quelli che li avevano, hanno già perso 800 euro in un anno, in media, per l’inflazione che ricordiamo aveva raggiunto l’8%. Chi non aveva nemmeno quelli, tantissimi, si stanno attaccando…nemmeno al gas, quello americano costa troppo!.

E tu, caro amico calendiano, quello che da del codardo e putiniano a chiunque dissenta, che vorrebbe cancellare il M5S,  tu, come il grande Mandrake, sei capace di trasformare una tragedia in un’opportunità in un batter d’occhio. E noi ti guardiamo, ammirati e invidiosi.

Tu, fedele all’Europa dell’onda blu, dell’agenda Draghi e di Maastricht, che hai sacrificato la Grecia per non spendere nemmeno pochi spiccioli, che hai minacciato il disastro per non aumentare qualche euro sulle pensioni, tu che hai urlato contro il reddito di cittadinanza, ora vuoi fare debiti per comprare armi.

Bisognerà tirarli fuori i denari, ovvio. Ma da dove, cuore puro e nobile? Tagliando la spesa sociale, magari? Riducendo i fondi per la sanità, l’istruzione, i servizi? Tagliando il personale pubblico?

E poi, naturalmente, aumentando le tasse, ma solo per i dipendenti, perché certo, non si può toccare i profitti, altrimenti la ripresa si blocca.

E prenderemo a prestito, giusto? Prendiamo soldi a prestito e subito li diamo agli eroi delle grandi industrie belliche, che ne faranno buon uso, non ne dubito.

Eppure, mi ricordo quando tu, mio caro calendiano, dicevi che il debito pubblico era un fardello insostenibile per le generazioni future, e mettevamo l’una contro l’altra le generazioni. Ma tu, lo so, non ti ricordi più, non per malizia, ma perché ora le tue nobili aspirazioni ti impediscono di vedere la realtà.

E ora, il debito che accumuliamo per mandare armi non grava sulle spalle dei nostri figli, certo. Perché c’è l’ideale, c’è il valore. E noi, noi siamo semplicemente melma, volgari come la gramigna. Non possiamo comprendere le altezze in cui ti muovi.

Immagino che il cielo in cui vivi sia una ZTL, un mondo a parte, lontano dalla nostra realtà, come quella del Feltri junior, che dal balcone della sua abitazione ha visto passare un po’ di gentaccia come noi, il 5 aprile, che protestava contro queste idee. Degli idioti insomma. Fastidiose zecche, come si sarebbe detto un tempo.

Abbi pazienza, passerà. Speriamo non sotto un diluvio di bombe.

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Alexandro Sabetti
Alexandro Sabetti
Vice direttore di Kulturjam.it -> Ha scritto testi teatrali e collaborato con la RAI e diverse testate giornalistiche tra le quali Limes. Ha pubblicato "Il Soffione Boracifero" (2010), "Sofisticate Banalità" (Tempesta Editore, 2012), "Le Malebolge" (Tempesta Editore, 2014), "Cartoline da Salò" (RockShock Edizioni)

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