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A Gaza, la guerra spezza sogni e vite: Ezzideen Shehab, attraverso la lettura di un messaggio, racconta di una coppia pronta a sposarsi che viene travolta dalla tragedia. Lui è morto in un bombardamento, lasciando dietro di sé un amore spezzato e un futuro cancellato. La normalità quotidiana per i palestinesi.
Amarsi a Gaza
“Dovevano sposarsi venerdì. Quello era il piano. Un nome accanto a un nome, una data accanto a un sogno. E ora, nulla. Nessun rinvio. Nessun dubbio. La morte. Un bombardamento. Un ristorante. Un messaggio inviato come se si parlasse del tempo: – Lo sposo non c’è più -.
Non ho visto i loro volti, e non ne ho bisogno. Ho già visto volti di morti, e dopo un po’ iniziano tutti ad assomigliarsi — giovani, incompiuti. Ciò che conta non è chi fossero, ma ciò che è stato loro rubato: il diritto d’immaginare un futuro.
C’è qualcosa di oscenamente preciso in tutto questo: morire non in battaglia, ma mentre si prepara una festa. Il discorso del brindisi provato e riprovato nella mente. Un anello nascosto in tasca. Poi, cenere. Ossa. Fumo nei polmoni di estranei.
Si amavano? Forse. O forse erano solo stanchi di aspettare. Stanchi di vivere mezze vite sotto la tirannia dell’incertezza. Forse il fidanzamento era un modo per dire: *Siamo ancora qui*. Forse era un grido travestito da cerimonia.
Ora lei deve svegliarsi nel giorno che avrebbe dovuto spalancarle la vita come una finestra, e invece trovarla murata. Lui non è in ritardo. Non è disperso. È stato cancellato. Non ci saranno discussioni nè conclusione. Solo quella frase gelida, meccanica: *danno collaterale*.
Questa non è un episodio. È un’abitudine. Gaza divora i suoi innamorati. Inghiotte proposte di matrimonio in cambio di elogi funebri. Ci sono armadi pieni di vestiti che non verranno mai indossati, cassetti con anelli che non avranno mai un dito. I morti hanno iniziato a essere più numerosi dei giorni.
Qui le storie d’amore non sono tenere. Sono pericolose. È una follia, credere anche per un secondo che la gioia sia ancora possibile. Questo posto ha trasformato l’amore in un crimine contro il realismo. Prendersi cura significa essere condannati.
Capisci cosa significa? Non solo che le persone muoiono, ma che l’amore muore. L’unica cosa che impedisce al mondo di marcire nel nulla viene smantellata sistematicamente da macchine con nomi e codici seriali.
Qui non ci sono lezioni. C’è solo un vuoto. Solo il suono di una risata che non c’è mai stata. E un silenzio brutale, intenzionale, dove avrebbe dovuto esserci una canzone.
Ricorda tutto questo. Non perché sia un fatto raro, ma perché non lo è.”
Traduzione dei messaggi nell’immagine:
“Siamo onorati di invitarvi a presenziare al matrimonio di mia nipote, Samer Salim Aishan, “Shadha”, con l’uomo la cui religiosità e morale ci soddisfa, il giovane Saeed Al-Saftawi, venerdì 5/9/2025 alle 5:00 del pomeriggio a casa di suo padre, nel Labad Building all’inizio di via Al-Mukhabarat.”
5:43 PM
“Ci scusiamo per non invitarvi al matrimonio della figlia del martire Abu Al-Abd Aishan, a causa del martirio dello sposo”
.
٥:٤٣ م JAWWAL.
* Alessandro Ferretti è su Substack
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