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Acerbo: “Caro Benigni, mi hai indignato più di Giorgia Meloni”

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Caro Benigni, da giullare ribelle a cantore del pensiero unico: il tuo anticomunismo da manuale UE delude più di Meloni. Un tempo citavi Neruda, oggi ripeti luoghi comuni reazionari. La sinistra è sconfitta quando persino i suoi artisti si fanno megafono del conformismo dominante. La lettera aperta di Maurizio Acerbo, Segretario di Rifondazione Comunista, rivolta a Roberto Benigni dopo il suo monologo televisivo dedicato all’Europa.

Lettera aperta a Roberto Benigni

Maurizio Acerbo*

Caro Roberto, sono stato un tuo fan dai tempi dell’Altra Domenica. Provo da tempo tristezza di fronte alla banalità del tuo conformismo. Ho seguito con crescente delusione il tuo trasformarti in giullare del pensiero unico dominante. Ma ieri sera ti sei davvero superato. Mi hai indignato più di Giorgia Meloni. Non sei l’unico della tua generazione purtroppo.

Hai tenuto in braccio Berlinguer e da te ci si aspetterebbe un discorso critico non l’anticomunismo delle risoluzioni del parlamento europeo. David Sassoli, che comunista/socialista non fu mai, si scusò per quel voto a favore del PD. Invece tu lo ripeti questo luogo comune reazionario come un ministro Valditara qualsiasi.
Visto che hai citato Xavier Cercas ti consiglio di leggere un’altra scrittrice spagnola

Almudena Grandes che così rispondeva agli anticomunisti.

Come accaduto a quelli che contano e han fatto carriera della tua generazione sei finito negli anni ’90 a cena con Clinton e Blair. E Auschwitz l’hai fatta liberare da un carro armato americano. Cosa che fece arrabbiare il nostro compagno Mario Monicelli che era un vecchio socialista, dunque comunista, come orgogliosamente affermava Turati.

Un intellettuale artista che ha la responsabilità e il privilegio di parlare a milioni di persone dovrebbe sapere – e sono sicuro che tu lo sapevi ma forse lo hai dimenticato – che il comunismo non è nato e finito con Stalin e che l’equiparazione tra stalinismo e comunismo è stata contestata per decenni dai comunisti e dai socialisti nel nostro paese.

Nel 1994 ci si indignava di fronte all’anticomunismo di Silvio Berlusconi a cui Massimo Troisi rispose con la poesia di Neruda.
Oggi sei tu a fartene veicolo per i telespettatori come se fosse cosa scontata.

C’è molto da riflettere sul perché dal 1991 l’anticomunismo sia diventato discorso dominante parallelamente al consenso bipartisan per il neoliberismo e il suprematismo armato occidentale. Lo storico Enzo Traverso qualche anno fa ha scritto un saggio illuminante al riguardo.

Ho la sensazione che gli intellettuali e gli artisti che sono stati di sinistra a forza di leggere Repubblica siano diventati dei liberali conservatori che si disinformano a vicenda trasformandosi quasi tutti in “segretari dell’opinione dominante”. Ne abbiamo avuto l’ennesima riprova negli interventi di sabato scorso in Piazza del Popolo.

La sconfitta della sinistra si traduce nel fatto che manchi una sfera pubblica che consenta alle idee di sinistra di circolare come accadeva un tempo.
E le fabbriche di fake news e propaganda di guerra non sono solo russe.

Il mio non è un anatema. Non ti darei mai del venduto perché un artista popolarissimo come te non ha bisogno di vendersi. Sono convinto che quel che dici lo pensi e questo dà la misura di quanto sia profonda e introiettata la sconfitta di quella che un tempo fu anche la tua parte.

Io rimango dalla parte dei Cioni Mario. Evviva il comunismo nella libertà.

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