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30 anni dal caso Bobbitt, la più famosa evirazione del XX secolo

Il 23 giugno del 1993 John Wayne Bobbitt viene evirato dalla moglie Lorena, che si vendica così dei soprusi e dei tradimenti del coniuge. Una storia di cui i mezzi di informazione di tutto il mondo si occuparono con abnegazione e morbosità.

23 giugno 1993: Bobbitt: dei delitti e del pene

Un tempo anche chi non aveva fatto il liceo classico, e quindi non conosceva i priapeia, teneva il phallos in grande considerazione, non come i giovani d’oggi che, appena viene loro a noia qualche aspetto della natura maschile, zac!

No, il cazzo era una cosa seria: da ragazzini lo si misurava; da grandi si fingeva di credere alla fola in base alla quale le dimensioni non conterebbero; andando a liberare la vescica negli orinatoi a muro degli autogrill si ostentava sicumera nello sguainarlo (facilitati dal fatto che le paratie divisorie erano ampie e ad angolo retto, per cui anche il più ardimentoso pederasta era costretto ad acrobazie e contorsioni per dare un’occhiata alle pudende del vicino e valutarne la volumetria; di recente invece si è preso ad adottarne di snelle e arrotondate, sicché lo scambio di confidenze è assai più agevole); insomma era un pilastro della civiltà occidentale.

30 anni dal caso Bobbitt, la più famosa evirazione del XX secolo

Risulta pertanto comprensibile il clamore che ebbe un fatto di cronaca di per sé irrilevante nella storia dell’evo contemporaneo, quando a Manassas (non sono sicuro che l’inferno esista davvero, ma in caso di risposta affermativa esso deve essere simile a questa squallida cittadina di 43.000 abitanti della Virginia) Lorena Gallo in Bobbitt tagliò il pene del marito (ex marine e buttafuori) con un coltello da cucina Ginsu (affilatissimo, del tipo di quelli di Chef Tony) perché stufa delle sue angherie sessuali, consistenti nell’accoppiarsi con la moglie senza che questa ne avesse voglia (né fosse consenziente, altrimenti saremmo stati in un ménage normalissimo) e nell’essere alquanto fedifrago (verrebbe da osservare che se tutti coloro i quali hanno rapporti sessuali fuori dal proprio rapporto stabile venissero evirati l’umanità si estinguerebbe, ma non divaghiamo).

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A sottolineare la valenza simbolica del gesto Lorena sale in macchina e va a lanciare il pene del marito in un prato adiacente alla strada. Ella stessa chiama il 911, la polizia rintraccia e raccoglie il corpo del reato, e contatta il locale ospedale per avere indicazioni su come trasportarlo. “Nel ghiaccio”, dicono i medici, e così l’arnese reciso arriva in sala operatoria ben refrigerato in una confezione di hot dog della catena 7-Eleven.

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Il dottor James Sehn in tribunale

John viene operato dall’urologo James Sehn coadiuvato dal chirurgo David Berman, l’intervento dura 9 ore e per buona sorte riesce (gli appassionati dei dettagli granguignoleschi sappiano che in generale le amputazioni da taglio sono più facilmente rimediabili rispetto a quelle da schiacciamento, ma su questa specifica parte anatomica la scienza medica difetta di protocolli perché gli eventi sono, Deo gratias, rari).

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Lorena Bobbitt in tribunale

Seguono processi. Lorena viene assolta dall’accusa di lesioni in quanto incapace di intendere e di volere al momento della perpetrazione del reato, e John viene assolto dalle accuse di violenza sessuale sulla moglie. Ovviamente c’è anche il divorzio, nel 1995.

“John Wayne Bobbot uncut”, locandina autografata
“John Wayne Bobbot uncut”, locandina autografata
“Frankenpenis”, locandina autografata
“Frankenpenis”, locandina autografata

Potremmo dire che l’efferato gesto di Lorena costituisce una fortuna per John. Difatti la notorietà dolorosamente acquisita lo porta a interpretare due film porno, John Wayne Bobbitt uncut (dove uncut sta per “non tagliato”, sia con riferimento al pene di John, sia all’assenza di censura relativamente alla pellicola) e Frankenpenis, entrambi diretti nientemeno che da Ron Jeremy (il quale anche passando dietro alla cinepresa confermò la sua vena pornoironica).

A conferma della perfetta riuscita dell’intervento anche in termini olistici, le cronache riportano che nel 1994 è stato condannato a 15 giorni di carcere per “violenza domestica” (domestic battery nella legislazione federale USA, la quale è connotata da pragmatismo e semplicità ma quando si tratta di c.d. minoranze si perde in bizantinismi per i quali tirare una padellata di bacon bollente al/alla coniuge/convivente comporta pene differenziate a seconda che sia donna/uomo, nero/a, omosessuale o vegetariano/a) sulla sua fidanzata dell’epoca, e che la sua terza moglie tra il 2004 e il 2005 lo ha denunciato tre volte per lo stesso motivo (nel 2006, a terzo divorzio avvenuto, John è stato assolto per insufficienza di prove).

Dave Bellinger con Olivia, 8 anni, nel 2014

Lorena dopo molti anni dai fatti (e dopo essere stata incriminata e assolta per percosse alla madre) vive con tale Dave Bellinger, e insieme “stanno facendo crescere una figlia” (della quale non sono riuscito a capire se sia figlia di entrambi o precedentemente generata da lui con altra femmina). Certo è che Lorena (tanto per fare un commento da bar) non poteva trovare –per contrasto– compagno più diverso dal maschio e brutale John di questo obeso dall’aspetto vagamente eunucoide, a dimostrazione del fatto che la vis grata puellae non è un assioma di valenza universale.

Inoltre ha fondato l’associazione Lorena’s Red Wagon in favore delle donne vittime di violenze domestiche.

E vissero ognuno per i fatti propri.

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A.C. Whistle
A.C. Whistle
Nasce alle pendici dei Nebrodi ma sin dalla prima infanzia vive a Roma, da dove non si è più mosso (“la mia famiglia è già emigrata troppo”, dice). Giuslavorista, etilista, pokerista, meridionalista, immoralista, si cela dietro quello che manifestamente è un nom de plume per tutelare la sua posizione sociale e censuaria. Convinto di essere la reincarnazione di Pietro Aretino, in quanto tale produce versi impudichi e faceti, mentre nella prosa predilige la forma breve del pamphlet, sia per dare sfogo alla sua misantropia (praticata come misandria e come misoginia con eguale trasporto), sia per assecondare la pigrizia contro cui ha smesso da tempo di lottare.

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