Nella già caotica situazione del calcio italiano per l’emergenza covid, si aggiunge anche il protocollo personalizzato per Cristiano Ronaldo, caso internazionale per la giurisprudenza.
Il protocollo personalizzato per Cristiano Ronaldo
Diciamolo subito: la situazione è terribilmente complessa. Le terapie intensive sono sempre più sotto pressione: 10 Regioni sono a rischio sovraffollamento. Così l’esecutivo valuta un nuovo giro di vite. L’allarme lo ha lanciato il professor Galli dell’Istituto Sacco di Milano: Tra 15 giorni saremo come la Francia. Milano è già vicina alla saturazione. E poi ci sono quelli che minimizzano, contestualizzano, relativizzano.
Oltre a questo poi c’è l’approssimazione e la confusione tipicamente italiana, che entrando poi nel mondo del calcio, un universo extraterritoriale che reclama e pretende leggi diverse rispetto allo stato, tocca il parossismo.
L’autonomia sportiva è sacrosanta, ci mancherebbe, ma è palese che in situazione di emergenza o che hanno un impatto diretto sulla comunità, venga assolutamente meno.
Come non pensare alla scorsa primavera quando la partita di Champions tra Atalanta e Valencia è stata lasciata disputare in una situazione di comprovata emergenza e, a posteriori, sono stati evidenti i danni causati in una provincia martoriata dal virus.
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Caos protocolli
Arriviamo all’attualità più stringente: dopo appena tre giornate di campionato, i casi, le polemiche, la confusione e le disparità di trattamento, come sempre, stanno gettando l’ennesima ombra sul nostro campionato, il più chiacchierato (è un eufemismo) tra i grandi d’Europa.
Il caos protocolli sta raggiungendo l’apice con la vicenda Ronaldo: esiste un protocollo delle ASL valido per qualsiasi cittadino, con prassi obbligatorie da seguire, pena provvedimenti anche penali. C’è il protocollo per la serie A, diverso dal precedente, che è stato accettato come compromesso da tutte le società, per consentire di portare avanti il torneo, vista la quantità enorme di denaro in ballo.
Già questa differenza di protocollo è entrata in tilt con il caso del match saltato tra Juventus e Napoli: per la giustizia sportiva non c’era emergenza, dunque sconfitta a tavolino e penalizzazione per il Napoli, che non s’era presentato in campo perché fermato dalla ASL locale, per la quale esisteva invece l’emergenza ed ha vietato la trasferta ai giocatori. Dunque un palese conflitto di competenze che, dopo il primo round, vedrà i prossimi continuare in tribunale, lasciando la classifica del campionato comunque condizionata a future possibili revisioni.
E arriviamo poi all’ultimo protocollo, il più assurdo: quello personalizzato per Cristiano Ronaldo, risultato positivo al Covid ma che continua a spostarsi tranquillamente.
Per Spadafora ha violato il protocollo, per la Juve ovviamente no.
Il portoghese continua a volare di qua e di là, prima è evaso dalla bolla della Juventus per andare a giocare con la nazionale e poi, una volta risultato positivo, ha avuto la libertà di scegliere quale quarantena fare, scartando i 14 giorni del Portogallo per approfittare della legislazione italiana, più morbida: 10 giorni, un tampone negativo ed è possibile tornare subito in campo.
Ronaldo della discordia
Ronaldo è un caso internazionale per la giurisprudenza, ordinaria e sportiva, perché unico nel genere fino ad ora.
Il Ministro dello Sport Spadafora ha dettato il suo parere:
Se non ci sono state autorizzazioni specifiche dell’autorità sanitaria ha violato il protocollo.
Immediata la risposta stizzita di Andrea Agnelli, che continua con le sue lectio magistralis sul rispetto delle regole:
Non avendo competizioni da giocare, abbiamo detto che chiunque volesse, avrebbe potuto proseguire l’isolamento fiduciario a casa. Quindi perché Cristiano Ronaldo non avrebbe dovuto rispondere alla convocazione? Non si sono rotte bolle, sono molto resistenti. (Abbiamo visto: sei giocatori usciti dalla bolla e inchiesta aperta. ndr) Quando le nazionali chiamano i giocatori, per loro è un sogno anche se hanno tante presenze. È una cosa bella rispondere alla chiamata. Spadafora deve chiamare il ministero della Salute e degli Interni e farsi spiegare cosa ha violato. Per la Juventus io applico il protocollo federale in quanto dirigente sportivo.
Ovviamente, la società bianconera non corre alcun rischio, al limite una multa per il giocatore o una squalifica se qualcuno osasse in federazione
Ma come sempre la differenza di regole e trattamenti lascia perplessi. Così mentre Ronaldo è nella sua villa di Torino in attesa che terminino i 10 giorni di isolamento previsti dall’ultimo Dpcm (per uscirne deve comunque avere anche un tampone negativo), il giocatore dell’Inter, Skriniar, anch’esso trovato positivo con la sua nazionale, continua a trascorrere l‘isolamento in Slovacchia. Ed è anche più lungo rispetto al nostro: 14 giorni. Le leggi di quel Paese non consentono deroghe. Per lui nessun rientro in aereo-ambulanza. E nessun caso.
Avanti così.
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