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In Occidente, abbiamo l’abitudine di dare patenti agli altri, ignorandone storia e costumi. Tra le opposte propagande finiamo per non sapere nulla realmente sulla Corea del nord.
Sulla Corea del Nord*
Non è mia intenzione etichettare in base agli standard liberal-democratici che non possono (e non devono) essere applicati al Mondo intero, vorrei invece fare “decostruzione” o “genealogia delle idee”.
LA Corea del Nord sposa il Juche, una rivisitazione in salsa coreana del marxismo-leninismo.
Questa ha influenze dal maoismo, neo-confucianesimo (appartenenza, collaborazione, rispetto delle regole e del gruppo) e nazionalismo.
In Occidente, abbiamo l’abitudine di dare patenti agli Altri, ignorandone storia e costumi. Pensiamo la nostra morale come universale, a svantaggio di una lettura storica dei rapporti sociali.
La Corea fu monarchia confuciana, con substrato sciamanico e presenza buddhista a volte conflittuale. I tentativi di invasione e influenza nipponici, cinesi e russi, segnano la storia del Joseon (dal nome della dinastia regnante).
Come il Giappone, optò per chiudersi agli stranieri e fu costretta ad aprirsi dalla marina USA. I missionari ne fecero il paese dell’Estremo Oriente a maggiore penetrazione cristiana.
Come India, Giappone, Cina, anche la Corea dovette mediare una sintesi tra la sua Storia e l’Occidente.
Siamo orgogliosi dei nostri partigiani e ignoriamo il movimento partigiano che fece nascere la Corea del Nord, che lottò contro un colonialismo che usava coreani e cinesi come cavie. Ignoriamo, quanto avvenne con la Guerra di Corea: la scelta USA di lasciare il Nord in macerie.
Ignoriamo il Trattato di annessione coreano-giapponese, con il quale l’ultimo monarca locale rese l’Imperatore del Giappone suo erede: un trauma psicoanalitico.
Parliamo di uno Stato in cui l’Imperatore era un padre confuciano. L’adozione di un erede malvagio spinse la popolazione alla sedizione, qualcosa di lacerante per una cultura simile (e che sfocia in una scissione Nord/Sud, occidentalizzati e resistenti).
Vediamo i cittadini commossi dall’incontro col leader e li troviamo buffi (ma quante lacrime versate per Elisabetta II, non ci sono più i monarchi di una volta!). Leggiamo di un paese chiuso e non ci chiediamo se aver bombardato ponti, strade e campi possa aver contribuito.
Viviamo di frasi fatte “Il Grande Fratello nord coreano”, la fonte è la stessa che ci ha fatto bombardare l’Iraq “Per le armi di distruzione di massa”.
La Corea del Nord non è il paradiso. Da quel che so (parafrasando Vattimo andrebbe bonificato dalla propaganda) per i miei standard è una società troppo conservatrice nei costumi e nel rapporto tra i generi, ma non è questo il punto (anche Dubai lo è).
Dobbiamo abbandonare quella che i Greci definivano doxa (opinione) a vantaggio di un approccio genealogico: sono le cose che ci sembrano vere, giuste, scontate, quelle di cui dobbiamo dubitare.
Alla visione di presunti diritti universali, va rimpiazzata quella dell’uomo immerso nei rapporti storico-sociali della propria epoca: anche questo è multipolarismo.
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