Anche Mario Draghi non si sottrae all’ennesima proroga alle concessioni balneari, prima causa della cementificazione di spiagge e coste.
Arriva la proroga alle concessioni balneari
Mario Draghi conferma la regola italiana che il liberismo della politica italiana salvaguarda i privilegi e colpisce i diritti. I lavoratori han dovuto mettere da parte l’idea del posto fisso in nome della flessibilità, ma i privilegi invece rimangono intoccabili.
Il governo ha celermente approvato la nuova proroga alle concessioni balneari contro la Direttiva Bolkestein.
Bisogna privatizzare e liberalizzare tutto ma quando si arriva alle nostre spiagge – bene demaniale dai tempi dell’Impero Romano – i politicanti decidono di difendere una lobby a cui negli anni ’90 è stato conferito il privilegio del rinnovo automatico – cioè perpetuo – della concessione. Con vari provvedimenti la lobby dei balneatori ha ottenuto sanatorie di abusi e costruzioni con risultati osceni in tanta parte della nostra costa.
Questo processo di sostanziale privatizzazione delle nostre spiagge ha prodotto una tendenza alla proliferazione di recinzioni, costruzioni e cementificazione lungo praticamente tutte le coste italiane con effetti devastanti sul piano paesaggistico e anche con limitazioni di fatto della fruizione.
La maggior parte dei comuni ha ormai ristrettissime aree destinate alle spiagge libere perché la corsa alla valorizzazione con nuove concessioni è stata fortissima per non parlare dei Piani demaniali marittimi regionali e comunali che hanno consentito ai concessionari di fare di tutto cancellando spesso la stessa vista del mare.
Va segnalato che ormai l’industria della balneazione è terreno di interessi miliardari e non solo delle originarie pur fiorenti aziende familiari.
Un governo che davvero avesse a cuore la transizione ecologica e la Costituzione (l’articolo 9 tutela del paesaggio) dovrebbe affrontare la materia con una visione incentrata sulla riqualificazione ambientale, la rinaturalizzazione, la riduzione dell’impatto antropico e delle costruzioni, la valorizzazione della bellezza paesaggistica a partire dalla vista mare.
In tal senso avrebbe dovuto concepire un piano ambientale per le nostre spiagge anche coinvolgendo gli operatori nella transizione invece di difendere semplicemente un privilegio e il saccheggio di un bene che è di tutti.
Le concessioni potevano essere prolungate ma in cambio di un piano che avesse al centro obiettivi pubblici. Invece si cavalca una finta difesa dei piccoli imprenditori. Nessuna direttiva – tra l’altro – impedirebbe la gestione pubblica delle spiagge o affidamenti della mera gestione ne che in nuove gare si pongano limiti all’acquisto di concessioni e le concentrazioni, in poche mani come accade nei paesi del sud del mondo.
Questa visione miope è stata condivisa negli anni dai due poli. Mario Draghi anche in questo campo rappresenta la continuità della mediocrità della politica del neoliberismo all’italiana.
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