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Macron scongela Bayrou pur di evitare la sinistra. La prossima volta resusciterà Petain?

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La recente nomina di François Bayrou a primo ministro francese da parte del presidente Emmanuel Macron segna un momento critico nella politica francese. Questa scelta riflette la strategia di Macron di evitare una nomina di sinistra, nonostante i risultati elettorali che avrebbero suggerito una svolta in quella direzione. Tuttavia, la scelta di Bayrou, veterano della politica e leader del partito centrista MoDem, rischia di aggravare una crisi politica già profonda.

Macron scongela Bayrou pur di evitare la sinistra

François Bayrou è il quarto primo ministro francese nominato nel 2024, dopo Élisabeth Borne, Gabriel Attal e Michel Barnier. La sua nomina arriva in un contesto di forte instabilità politica, con un’Assemblea Nazionale dominata dalle opposizioni.

La coalizione di Macron controlla solo 211 seggi su 577, lontana dai 289 necessari per una maggioranza. Questa fragilità numerica obbliga Bayrou a cercare compromessi con altre forze politiche, tra cui l’estrema destra del Rassemblement National (RN), che in passato ha sostenuto alcuni provvedimenti chiave del governo.

Bayrou: una figura controversa

Bayrou, eletto per la prima volta in parlamento nel 1986, rappresenta un volto noto della politica francese. Dopo anni di tentativi falliti di diventare una figura di spicco nel panorama politico, ha accettato un ruolo di subalterno rispetto a Macron, appoggiando la sua campagna presidenziale nonostante iniziali critiche.

La sua linea politica, basata sul superamento delle divisioni tra destra e sinistra, sembra oggi in contrasto con una realtà politica che polarizza sempre più il dibattito pubblico.

La nomina di Bayrou è vista da molti come un tentativo di continuità da parte di Macron, nonostante il rigetto elettorale subito dal suo movimento. Come ha sottolineato Anthony Cortes su L’Humanité, “Macron sceglie di proseguire la sua politica. Come se non ci fossero state elezioni a luglio, come se non fosse stata votata alcuna censura”. Questa strategia rischia di alienare ulteriormente l’elettorato e di indebolire ulteriormente il governo.

La principale sfida per il nuovo Primo Ministro sarà garantire una maggioranza stabile. Con l’opposizione di sinistra che detiene la maggioranza relativa e un RN disposto a negoziare solo su temi specifici come sicurezza e immigrazione, il nuovo primo ministro si trova in una posizione delicata. La dipendenza dai voti dell’estrema destra potrebbe esporre il governo a nuove critiche e a un ulteriore isolamento politico.

L’altra opzione sarebbe tentare di rompere la coalizione di sinistra, il Nouveau Front Populaire (NFP), cercando di attrarre deputati socialisti verso posizioni più centriste. Tuttavia, fino ad ora, questi tentativi si sono rivelati infruttuosi, con solo pochi esponenti dell’ala destra del Partito Socialista disposti a collaborare.

Le reazioni dell’opposizione

La nomina di Bayrou ha suscitato dure reazioni da parte dell’opposizione. Manuel Bompard, coordinatore nazionale de La France Insoumise (FI), ha definito la scelta un “nuovo schiaffo alla democrazia”, annunciando l’intenzione di presentare una mozione di censura. Anche il Parti Communiste Français e i Verdi hanno criticato la decisione, sottolineando l’incapacità del governo di affrontare questioni fondamentali come pensioni, giustizia fiscale ed ecologia.

Al contrario, Marine Le Pen ha lasciato aperta la possibilità di sostenere il governo, a patto che vengano accolte le sue proposte su sicurezza e immigrazione. Questo sostegno condizionato evidenzia la fragilità della posizione di Bayrou, che rischia di dipendere da un alleato politicamente scomodo.

In un panorama politico sempre più frammentato, questa scelta potrebbe segnare l’inizio della fine per il macronismo così come lo conosciamo.

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