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Letta e le correnti: riuscirà il nostro eroe a derenzizzare il PD?

La domanda che si fanno tutti dalle parti del Nazareno è: riuscirà Enrico Letta a derenzizzare il PD?

Enrico Letta nuovo segretario PD ma non dovevamo vederci più

Riuscirà Enrico Letta a derenzizzare il PD?

È passato un mese da quel 14 marzo quando Enrico Letta è stato nominato segretario del partito democratico ma il suo cammino è stato dal principio pieno di ostacoli.

La nomina di due donne come capogruppo al Senato della Repubblica e alla Camera dei deputati è stata più ostica del previsto. La ragione è politica. Sono state elette due democratiche che sono molto vicine all’ex segretario. Andrea Marcucci, grande amico di Matteo Renzi, ha fatto un passo indietro, ma solo per una ‘renziana‘ doc: la senatrice Simona Malpezzi.

Matteo Renzi è uscito dal Partito democratico, ma continua a condizionarne le scelte e la linea politica.

La domanda che si fanno tutti dalle parti del nazareno è: riuscirà il nostro eroe a derenzizzare il PD?

L'ultimo bluff di Renzi

La mission ormai è totemica. Pensate che il termine derenzizzare è entrato anche sulla Treccani, nella sezione dedicata alle parole della neopolitica.

Scrive Michele A. Cortelazzo al riguardo:

Il sostantivo è registrato nella sezione di questo sito dedicata ai neologismi, con questo significato: ‘il sottrarsi a legami, influenze e riferimenti relativi a Matteo Renzi e alle sue posizioni politiche’; le prime attestazioni risalgono al 2014 (una di queste proviene da una dichiarazione di Anna Maria Bernini, oggi capogruppo di Forza Italia al Senato, riportata da «Repubblica» il 18 novembre 2014: «i sondaggi ci dicono che nel paese è già in atto un processo di “derenzizzazione”, il centrodestra deve continuare ad alimentare la costruzione di un’alternativa con una coalizione compatta il cui perno è Forza Italia»). Dal 2014 verbo e sostantivo sono stati usati episodicamente, ma con continuità (seguono diversi esempi).

Dunque occorre derenzizzare e per comprendere le ragioni di questo paradosso occorre risalire ai giorni che precedettero la presentazione delle liste per le elezioni politiche del 2018.

Allora alla guida del Pd c’era proprio l’uomo di Rignano. Come si sa le liste elettorali sono predisposte dai partiti, in particolare dalle segreterie. Con l’attuale sistema elettorale, è il segreto di Pulcinella, si possono inserire le candidature dei propri “uomini” nei collegi ‘blindati’ e quelle degli avversari in quelli dove l’elezione è improbabile.

Con le liste bloccate del ‘Rosatellum’ è stato semplice per Matteo Renzi inserire tutti i suoi epigoni nelle liste e nelle circoscrizioni dove era quasi certo che riuscissero a ottenere il seggio. Tutto a danno delle altre correnti, in particolare della “ditta”, la sinistra storica del partito.

Risultato? Il Pd persele elezioni del 2018, ma Matteo Renzi è riuscito comunque a consolidare la sua presenza nel partito e, nonostante la scissione di Italia Viva, la gran parte dei senatori e dei deputati democratici che oggi siedono in Parlamento sono interni alla sua corrente (Base Riformista) o molto vicini ad essa. Sono guidati da Andrea Marcucci e Luca Lotti.

Dunque l’ex sindaco di Firenze oltre al suo partito personale, può ancora influenzare pesantemente le scelte dei democratici. Così il senatore di Rignano può continuare i suoi tour asiatici mentre i parlamentari fanno il lavoro ‘sporco’.

Renzi Bin Salman mandante omicidio Khashoggi Lo dite voi

Così nel 2019 hanno costretto l’ex segretario ed il suo gruppo parlamentare a dare vita al Giuseppe Conte 2 e nel 2021 al governo di Mario Draghi. Ora hanno imposto anche i capigruppo.

Nicola Zingaretti si è dimesso platealmente per avere mani libere in questa partita mentre  Enrico Letta probabilmente dovrà reggere l’urto con le sue capacità di mediazione almeno fino al 2023, quando ci saranno le elezioni politiche.

È uno sporco lavoro ma qualcuno dovrà pur farlo…

Incontro Letta-Renzi, possibile convergenza tra Pd e Italia Viva

 

Hanno trovato “elementi di accordo e altri di disaccordo” Enrico Letta e Matteo Renzi durante l’incontro del 7 Aprile. Un incontro “franco e cordiale”, durato 40 minuti, che si è svolto all’Arel. “Divergenze profonde” tra i due riguardano il rapporto con Conte e il M5S, hanno riferito fonti del Nazareno, affermando che i leader hanno affrontato temi legati al quadro politico e alle prospettive future.

 

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Marquez
Marquez
Corsivista, umorista instabile.

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